Recensione: “Non ti ho chiamato amore ma ti ho pensato tale”- Una finestra aperta sull’imprevedibilità dell’amore Recensione: “Non ti ho chiamato amore ma ti ho pensato tale”- Una finestra aperta sull’imprevedibilità dell’amore

Recensione: “Non ti ho chiamato amore ma ti ho pensato tale”- Una finestra aperta sull’imprevedibilità dell’amore

Recensione: “Non ti ho chiamato amore ma ti ho pensato tale”- Una finestra aperta sull’imprevedibilità dell’amore Recensione: “Non ti ho chiamato amore ma ti ho pensato tale”- Una finestra aperta sull’imprevedibilità dell’amoreNon ti ho chiamato amore ma ti ho pensato tale
di Dario Matassa
Edizione Sperling & Kupfer

Tanti racconti, 25 per l’esattezza, diversi tra loro, diversi i personaggi, i luoghi e le situazioni ma con un unico filo conduttore: l’imprevisto e l’imponderabile nell’amore, dove niente è scontato e duraturo. Un libro dove traspare nella sua interezza, la freschezza della giovane età dell’autore. Un libro anche, almeno per i “più grandi”, che ci riporta ai bei tempi andati.

Il suo linguaggio apparentemente ordinario e spesso un po’ ripetitivo, se all’inizio può creare un certo disorientamento, lo riconosciamo come il linguaggio di tutti i giorni, quello vero, immediato e senza ampollosità ricercate che ambiscono a fare presa sul lettore. Quasi tutti i racconti sono brandelli di vita quotidiana, vissuta realmente e mai immaginata: le calamite sul frigorifero, gli incontri al bar con gli amici, i gatti, le sigarette forse eccessive e qualche bevanda alcolica di troppo. Ma soprattutto la dipendenza dai messaggi esagerati che, quando non hai risposta ti gettano in una sorta di catalessi mentale che può far scatenare una crisi.

Spesso, nella maggior parte dei racconti, più che le parole, sono i pensieri a prendere il sopravvento. Pensieri che, pur non essendo un accurato ritratto della realtà delle cose e nemmeno un’accurata rappresentazione del nostro essere, grazie all’abilità dell’autore riusciamo a immedesimarci in essi e riconoscerli come nostri. La stessa abilità che Matassa mette in campo nel personificare, conferendo loro un’anima, un oggetto inerme come un attaccapanni o delle panchine sulle quali sedersi per lenire una sconfitta o un dolore.

Nel piacevolissimo racconto “Dove è l’uscita?”, l’autore dimostra anche una grande capacità a essere ironico nonostante il dolore: l’uscita dell’autostrada che non esiste, diviene metafora della dolorosa sensazione di impotenza nel non saper superare e accettare la sofferenza.

Essendo un’opera prima, il libro potrebbe apparire acerbo e non perfetto in tutte le sue parti, ma è proprio questo che lo rende credibile e soprattutto attuale. Può sembrare, inoltre, distante per quelli che hanno un’età diversa dall’autore, ma emotivamente si rivela più vicino che mai a tutti noi.

Tra le sue pagine ci ritroviamo tutti nelle nostre imperfezioni e nei nostri difetti, e questo rende la lettura coinvolgente ad ogni età.

Dario Matassa nasce a Bologna nel 1995. E’ stato cofondatore e autore del talk show Space Valley in onda su You Tube. Attivo su Twitter e Istagram, ama scrivere e raccontare emozioni e riflessioni sul suo blog, SeconDario, diventato anche un podcast di successo. Cura la rubrica Unpopular Opinion per Experience Is su Vanityfair.it.

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