Nel nome del figlio, di Björn Larsson, traduzione di Alessandra Scali, Iperborea editore
Protagonista del romanzo, in parte autobiografico, è il rapporto padre-figlio, anzi la percezione della sua “mancanza” e quindi il desiderio di instaurarlo. Il legame tra i due è apparentemente debole, in quanto i ricordi del figlio sono dal punto di vista numerico molto esigui, ma in realtà è forte, poiché per tutta la vita il figlio si chiede perché non abbia pianto per il giovanissimo padre morto annegato e il “sollievo” provato alla notizia della sua morte lo tormenterà per tutta la vita.
In questa lunga disamina di sè stesso e dei suoi pensieri più reconditi, il figlio cita le numerose letture da lui fatte e in questo modo ci dice quali siano le molteplici funzioni della letteratura: di “avvicinare le persone e incoraggiarle a immedesimarsi nelle vite altrui”, a “formulare dei sogni e poi a realizzarli”, non di “copiare la realtà, né di farne un resoconto, ma di immaginare come quella realtà potrebbe essere o diventare”. La letteratura, afferma Larsson, “deve porre interrogativi, mettere il lettore davanti a una sfida” e non possiamo che concordare con lui, perché vivere le esperienze degli altri ci fa comprendere come siamo e, se lo desideriamo, imparare a essere diversi.
Potremmo quindi dire che un altro protagonista del romanzo è proprio la letteratura, perché, citando i numerosi autori che hanno contribuito alla sua formazione umana e culturale, Larsson ci invita a continuare ad usufruire di questo antico mezzo potentissimo, che rischia di essere in parte soppiantato dalla nuova realtà digitale.
“L’essere umano contemporaneo, presumibilmente evoluto e armato di smartphone, wikipedia e social media, potrebbe farsi una bella risata. Oggi non c’è bisogno di sapere-ricordare-granchè: a qualsiasi informazione si può accedere in un attimo”, afferma l’autore a pag. 159 e non possiamo che essergliene grati: la letteratura è vita e da sempre ci ha accompagnati, soprattutto nei momenti problematici, pensiamo, per esempio, alle parole di Machiavelli in esilio, mentre si appresta a leggere i suoi amati classici!
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