Recensione: nel cuore di Firenze si aggiunge un altro monumento, Ian Anderson e i 50 anni dei Jethro Tull Recensione: nel cuore di Firenze si aggiunge un altro monumento, Ian Anderson e i 50 anni dei Jethro Tull
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Recensione: nel cuore di Firenze si aggiunge un altro monumento, Ian Anderson e i 50 anni dei Jethro Tull

Dici Jethro Tull e si apre un mondo. Del resto, il gruppo inglese ha al suo attivo 30 album tra live e studio, con oltre 60 milioni di copie vendute a livello internazionale. Durante la loro cinquantennale carriera (come precisa Ian Anderson, nel 2019 siamo a 51), i Tull hanno tenuto più di 3000 concerti in oltre 50 Paesi del mondo, superando talvolta la quota di 100 concerti in un solo anno. Senza dimenticare che il frontman ha pubblicato anche sei album e due live a suo nome.Recensione: nel cuore di Firenze si aggiunge un altro monumento, Ian Anderson e i 50 anni dei Jethro Tull Recensione: nel cuore di Firenze si aggiunge un altro monumento, Ian Anderson e i 50 anni dei Jethro Tull

I Jethro Tull sono del resto una delle band di progressive rock che hanno venduto di più e che può vantare una gamma espressiva di assoluto livello. Nei loro dischi, infatti, troviamo brani folk, blues, heavy rock senza contare alcuni veri e propri pezzi di musica classica. Altra particolarità del gruppo è la capacità di Anderson di elevare a strumento trainante il flauto.

La presenza scenica di Ian Anderson, 72 anni suonati, è impressionante, così come l’interpretazione al flauto. Certo, lo show  che ha fatto tappa al Teatro Verdi di Firenze martedì 5 novembre è un po’ più corto delle esibizioni storiche, toccando le due ore solo conteggiando anche un (necessario) intervallo di 15 minuti tra le due parti che lo compongono, ma questo toglie ben poco alla bellezza e alla godibilità dello spettacolo.

Il concerto comprende moltissimi pezzi classici, caratterizzati da composizioni musicali difficili da dimenticare unite a testi complessi e mentalmente stimolanti. Molte delle canzoni sono annunciate attraverso dei video-saluti di numerose star, tra cui ex collaboratori della band come Tony Iommi (fondatore dei Black Sabbath), Jeffrey Hammond e John Evan, altri ispirati dalla musica dei Jethro Tull, come Steve Harris (Iron Maiden) e Slash (Guns N’ Roses).

La lineup dei Jethro Tull comprende, oltre ad Anderson, David Goodier al basso, John O’Hara alle tastiere, Florian Opahle alla chitarra e Scott Hammond alla batteria. In aggiunta, sullo schermo dietro la band, appaiono vocalist a supporto e persino una violinista, arricchendo il lavoro del palco e dando una mano alla performance vocale di Anderson. Altro effetto suggestivo realizzato con lo schermo è quello di utilizzare filmati dei membri della band che interpretano il pezzo suonato sul palco, con una sincronizzazione quasi perfetta.

I musicisti hanno suonato magnificamente, Opahle e O’Hara hanno particolarmente brillato negli assoli. Ogni canzone è stata interpretata magnificamente, menzioni speciali per Thick as a Brick, Bourrée, Pastime With Good Company Warm Sporran.

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