Recensione: “Morte di un cardinale”, un nuovo caso, anzi due… se non tre per il capitano Gaetano De Nittis
Con questa recensione diamo il benvenuto a Marina Sembiante, che entra a far parte della squadra di PuntoZip.
Un nuovo caso, anzi due… se non tre per il capitano della Guardia di Finanza Gaetano De Nittis, pugliese di origine, ferrarese per lavoro. Questo è Morte di un cardinale di Paolo Regina (SEM edizioni).
Accanto al primo caso “ufficiale” che lo porta ad indagare sulle botteghe artigiane della società ferrarese per arrivare a trovare il bandolo della matassa di un’improvvisa comparsa di banconote false in circolazione; c’è il secondo caso “ufficioso” che lo induce ad addentrarsi nei segreti della curia e da cui non può esimersi perché vede coinvolto un amico che trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato risulta essere il colpevole perfetto per i colleghi carabinieri ed una facile soluzione del caso. Ed é proprio cercando di dimostrare l’innocenza dell’amico che si ritrova a risolvere un omicidio di 20 anni prima (“Stai tranquillo, capitano. Anche se hai risolto un cold case, come dicono nelle serie Tv, e insieme l’omicidio più clamoroso che sia avvenuto negli ultimi anni a Ferrara, tu per noi del giornale non esisti“).
Tutta la vicenda contornata dalla presa di coscienza del capitano di essersi innamorato (“Era difficile ammetterlo, ma non poteva più immaginarsi senza di lei. Quella ragazza che profumava di fragole e more, forse gelsi rossi, riusciva a risanare le piaghe della sua anima, dandole uno scopo, una direzione finalmente accettabile“) di Rosa, che nel frattempo stava affrontando, a sua insaputa, un forte scontro con il suo doloroso passato.
La narrazione è molto fluida, si svolge per giornate ed orari, tutto ha inizio “mercoledì, intorno alle 9 del mattino ” e termina la domenica pomeriggio quando “Il sole stava tramontando dietro i platani e proiettava ombre sempre più lunghe su piazza Ariostea “.
Il lettore, quindi, segue passo passo ogni movimento, incontro e pensiero del capitano De Nittis ed attraverso la minuziosa descrizione della città e delle abitudini del protagonista (che in fin dei conti è un uomo come tutti gli altri) si può immaginare la scena.
Ma tra uno spostamento e l’altro con la sua immancabile bici e la sua musica preferita nelle orecchie, tra un colloquio e l’altro, è interessante seguire il filo logico del capitano, che se da una parte è preoccupato per la compagna (“in quale abisso si era persa? Sarebbe andato da lei in giornata e avrebbe risolto la questione. In un modo o nell’altro.“) dall’altro ha una serie di intuizioni che lo portano non solo a risolvere il caso “ufficiale ” ma anche gli altri due (“non sapeva come arrivare al punto. E non aveva neanche piena consapevolezza di quale fosse. Solo un vago sentore, un’indefinibile intuizione. Doveva accostare il tema con cautela“).
La trama è interessante, complessa ed intrecciata, mette in luce problematiche attuali sia di natura economica (come la crisi delle botteghe artigiane) che sociale (” Mi ordinò di non farne parola con nessuno e di non andare a costituirmi. Un fatto così grave, commesso da un prete, avrebbe gettato un enorme discredito sulla Chiesa e i suoi ministri, mi spiegò “), nonché i segreti del cuore (“Come ho fatto a non capire? […..] Scusami, amore mio, per non averti compreso fino in fondo ed aver perso giorni preziosi della tua musica meravigliosa. Sei un ragazzino anarchico, un sociopatico, un terrone come me. Ma io ti voglio nella mia vita. Ora lo so“). Tutte cose che vissute in un modo o nell’altro cambiano la vita delle persone.