Recensione: “Martin Luther King vs FBI” – Il pubblico, il privato, la politica e i diritti
Quando un uomo può davvero essere definito “un gigante”? Quando risponde alla sua coscienza persino nel momento in cui la causa che ha perorato per tutta la vita sta per raggiungere l’obiettivo massimo, a rischio (se non certezza) di rovinare tutto.
Tutto si consuma nella chiesa di Riverside, è il 4 aprile 1967. Il lavoro di lunga lena di Martin Luther King sta avendo i suoi frutti: il Partito Democratico ha appoggiato già con l’amministrazione Kennedy le battaglie per i diritti civili dei neri, ma è con Lyndon Johnson che il rapporto si sviluppa e nel 1965 il Presidente firma il diritto di voto per i cittadini americani di colore.
Scoppia, però, la guerra del Vietnam e la posizione del Dr. King non può che essere avversa. Questo genera apprensione nell’amministrazione Johnson e a MLK viene caldamente consigliato di non occuparsi più di questo argomento. Così sarà per 18 mesi, ma quando vedrà le foto dei corpi civili massacrati dal napalm americano, il Dr. King sceglierà la coscienza contro la convenienza, la battaglia dei poveri contro il nazionalismo militare.
Martin Luther King vs FBI, il docu-film diretto da Sam Pollard, nelle sale il 14-15-16 febbraio, descrive la corda sottile sulla quale ha danzato per molti anni Martin Luther King. Da una parte i diritti civili, la causa della sua vita, dall’altra la politica, benevola ma attenta alle contingenze del consenso. Infine, l’FBI.
Il regista Sam Pollard (già vincitore di un Emmy Award con “By the People: The Election of Barack Obama” e nominato agli Oscar per “4 Little Girls”) esplora l’accanimento del governo statunitense sugli attivisti di colore. Per diffamare Martin Luther King, l’allora direttore dei servizi segreti John Edgar Hoover, ha usato ogni mezzo a disposizione: cimici nelle stanze d’albergo, telefoni intercettati, investigatori privati, corruzione di giornalisti affinché scrivessero articoli che lo screditassero. Si fermerà solo davanti alla sua morte violenta, il 4 aprile 1968 a Memphis, a un anno esatto dal discorso di Riverside.
L’analisi della campagna di Hoover contro Martin Luther King parte dallo studio di informazioni rese accessibili grazie al Freedom of Information Act del 1966 e non tenute segrete negli Archivi Nazionali e dal libro di David J. Garrow, “The FBI and Martin Luther King, Jr.: From ‘Solo’ to Memphis“, utilizzando anche importanti testimonianze come quella dell’ex direttore dell’FBI James Comey.
Il docu-film fa riflettere sulla contrapposizione tra John Edgar Hoover e Martin Luther King, due potenti e iconiche figure che, nonostante le loro differenze, si sono proposte come difensori del Sogno Americano. “Martin Luther King VS FBI” pone degli interrogativi, importanti oggi come allora, in materia di etica e privacy: Cosa significa “libero”? Cosa vuol dire “Americano”? Chi lo decide?
La partita non è affatto chiusa: nel 1977, infatti, la magistratura statunitense dispone la chiusura dei nastri dell’FBI realtivi a Martin Luther King nel National Archive. Questo significa che nel 2027 saranno anch’essi desecretati, rendendo pubblici molti aspetti prettamente umani del personaggio. Come si ascolta nel docu-film, c’è differenza tra ciò che si è, come si appare e ciò che si vorrebbe essere. Non c’è dubbio che la statura morale pubblica del Dr. King non corrisponda alla sua condotta privata. Ma questo può cambiare il giudizio storico su questa figura così importante? Fra cinque anni, statene certi, sarà un dibattito aperto.
“Martin Luther King VS FBI”, presentato nel 2020 al Toronto International Film Festival, al Telluride Film Festival, al New York Film Festival e all’International Documentary Film Festival di Amsterdam, ha vinto il premio per il Miglior Documentario al San Diego International Film Festival 2020, il premio della Giuria come Miglior Documentario al Santa Fe Independent Film Festival 2020, il premio come Miglior Documentario d’Archivio al Critics’ Choice Documentary Awards 2020 e il Pioneer Award al Black Film Critics Circle Awards 2021 ed è stato nominato nella short list egli Oscar 2021.