Recensione: “Marlin, una storia cubana” – Suomondo, Mondosuperiore e Mondoscuro
“Marlin, una storia cubana”
Attilio D’Arielli
Graus Edizioni
Vi è mai capitato di chiedervi come sarebbe essere un animale? Se e cosa pensa o prova?
Queste sono domande complesse che lasciano aperte molte e personali interpretazioni, perché per noi è difficile capire cosa prova o possa pensare un essere differente, non fosse che per il diverso trascorso evolutivo.
Di sicuro al momento non abbiamo sufficienti conoscenze per formulare una risposta esaustiva o che soddisfi la nostra fame di comprensione. Quindi non possiamo fare altro che produrre delle ipotesi, basate unicamente sul nostro punto di vista, non sempre condiviso.
“Marlin” è un racconto che si ispira a “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway, ma che piuttosto che legarsi alla prospettiva della vita dura del pescatore, descrive la visuale del Marlin attraverso i suoi pensieri, mostrando le tragedie e le bellezze di una vita sott’acqua.
Significativa la divisione tra Suomondo, Mondosuperiore e Mondoscuro, visione semplice e diretta di quello che un pesce può “pensare”, della divisione tra Cielo e Mare, andando oltre al semplice contatto con l’essere umano.
Particolarmente toccante il capitolo dedicato alle balene, che solleva molti quesiti sull’etica del tipo di pesca praticato per catturarle e sulla reale necessità di farne uso.
Anche se breve, il libro è intenso e ben strutturato, la scrittura è scorrevole e piacevole, forse la trama all’inizio può destabilizzare perché fuori dal comune, ma ben presto proseguendo nella lettura diventa coinvolgente e ottimamente studiata.
La narrazione ricorda molto lo stile di un documentario del National Geographic, soprattutto nel modo di empatizzare e personificare il protagonista.
Il racconto potrebbe essere di ottima ispirazione per un cortometraggio animato, di certo educativo per un pubblico in tenera età.