Recensione: "Manuale per diventare influenzer". Un vademecum ironico per i nostri vizi da social Recensione: "Manuale per diventare influenzer". Un vademecum ironico per i nostri vizi da social

Recensione: “Manuale per diventare influenzer”. Un vademecum ironico per i nostri vizi da social

Recensione: "Manuale per diventare influenzer". Un vademecum ironico per i nostri vizi da social Recensione: "Manuale per diventare influenzer". Un vademecum ironico per i nostri vizi da socialSembra di prendere in mano un iPhone, per forma e dimensioni. Del resto Manuale per diventare influenzer (edizioni Minerva) è, appunto, una guida alle best practices dei social network.

O forse sarebbe meglio dire alle worst practices? Giorgio Comaschi, giornalista, conduttore televisivo e attore, ironizza da tempo sulla “febbre da influenzer” con i suoi video satirici.
“Tutti si atteggiano da grandi influencer; danno consigli di moda e stile; usano paroloni inglesi senza nemmeno saperli pronunciare… Bisogna porre rimedio”. Inizia così a pubblicare sulla sua pagina Facebook i video-critiche taglienti e divertenti che in poco tempo ottengono migliaia di visualizzazioni.

Il passo successivo è quindi Manuale per diventare influenzer, volume snello ma gustoso, che passa in rassegna una vera e propria galleria degli orrori dei social. Sono infatti presenti i selfie con l’immancabile bocca a “culo di gallina”, i follouer (sic), i brand ambassador  e le lochezion (sic). Il tutto descritto da Comaschi con ironia tagliente, pur descrivendo in maniera attenta i fenomeni che ci scorrono davanti agli occhi attraverso le nostre timeline.

I maschi non ce la fanno si intitola uno dei brevi capitoletti di Manuale per diventare influenzer. È la scusa per descrivere l’uso disinvolto del corpo femminile per attirare l’attenzione dei distratti frequentatori dei social e la smodata attenzione all’immagine, tra filtri più o meno esasperati e ritocchi evidenti come le inevitabili bocche-canotto, figlie di un utilizzo ormai troppo diffuso e spregiudicato della chirurgia plastica o, in subordine, di un improbabile, esageratissimo makeup.

Non sfuggono all’occhio attento di Comaschi le ultime tendenze, ovvero le stories: lanciate da Instagram e ora presenti anche su Facebook, i videini sono dei veri concentrati di omologazione e banalità, che ripropongono ossessivamente alcuni cliché quali l’inevitabile incipitHi guys” o le carrellate.

Il libro, come recita anche la quarta di copertina, “contiene un test inesorabile e infallibile per farvi capire se le nuove tendenze vi hanno bollito definitivamente il cervello o se siete ancora recuperabili a una vita pensante“: è questo il senso di questo manualetto, un modo per farci riflettere su noi stessi e sull’utilizzo che facciamo dei social e della nostra capacità critica di fronte a un flusso così copioso, veloce, quasi inarrestabile di fuffa digitale, dalla quale rischiamo seriamente di venire travolti per una nostra colpevole e superficiale disattenzione.

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