Recensione: “Malia d’Italia”. Il racconto di decenni di storia della Russia e dell’Europa attraverso gli occhi del protagonista eroe
Il protagonista di “Malia d’Italia”, il nuovo romanzo, edito Voland, della grande scrittrice russa Marina Stepnova, è Ivan Sergeevič Ogarëv, un uomo come tanti, un medico.
Il libro segue la crescita del ragazzo, venuto su rispettando tutti i dettami della scuola sovietica degli anni settanta – interessata esclusivamente a forgiare bravi comunisti senza nome o particolari peculiarità – e quelli che il padre prova a inculcargli, seppur con scarso impegno.
A 42 anni Ogarëv si è già reinventato innumerevoli volte. Ragazzino infelice della periferia operaia tardosovietica, lettore vorace, statuario sollevatore di pesi, soldato insofferente, medico brillante, marito venerato.
Tutto ciò senza mai sentirsi pienamente vivo. Quando però, in un giorno d’ottobre, è Malja ad accomodarsi sulla poltrona delle visite, sotto le sue mani per la prima volta non ci sono né linfonodi né articolazioni, ma una donna, un incantesimo, la libertà.
E mentre Mosca, sempre più prepotente e venale, scappa via dall’Europa, Ogarëv impara a essere e basta, senza etichette o cittadinanza, a lasciare che sia qualcun altro a indicargli la cura: la Toscana, la vernaccia, le ciliegie, la misteriosa baklevà.
Dall’autrice delle “Donne di Lazar”, una mappa sconfinata per addentrarsi in quarant’anni di storia russa e riemergere in un inedito presente italiano, un viaggio per scoprire che, seppure abbandonarsi all’amore è tanto complicato quanto sperimentarne l’assenza, non c’è altra via possibile per conoscere il mondo.
Un padre che lo fa sentire una nullità, inadeguato al mondo che ha attorno ed a quello che verrà; così il piccolo Ogarëv cresce con un profondo senso di colpa, destinato ad affievolirsi soltanto da grande.
Il romanzo percorre la vita di Ogarëv con i primi innamoramenti – quello per Netočka, chiamata come la protagonista del romanzo di Dostoevskij Netočka Nezvanova, cui tutti i ragazzi si prostrano neppure fosse realmente il grande scrittore russo – e con i primi approcci alla lettura, quella novità che lo conquisterà per un tempo per poi essere sostituita dalla carriera militare e infine dagli studi di medicina.
L’autrice segue le vicende di quarant’anni di storia russa ed europea attraverso lo sguardo di Ogarëv, spesso distratto dai propri turbamenti. Sono le piccole storie di altre donne, altri personaggi ad accompagnarlo attraverso i cambiamenti della società sovietica: la glasnost’, la perestrojka, quelle parole che non salvarono l’URSS, il disastro di Černobyl’, l’avvenimento decisivo nella sua dissoluzione.
“Il suo calore, il profumo: una magnificenza palpabile che la circondava. Malja era tutto all’interno di un bozzolo fatto di quel calore e di quell’aroma – un cocomero maturo che si spacca, pesche calde, un fusto di pomodoro reciso da una dura zappa. Mezzogiorno. Agosto. Vagare per il giardino. Sentire le mele che cadono. Baciarsi”.
Con Malja il giovane uomo lascerà alle spalle il grigiore sovietico riemergendo in un presente tutto italiano.
Marina Stepnova, con la sua lingua elegante che attinge con maestria da un’ampia gamma di registri, e la capacità di alternare tocchi lirici e tagliente ironia, è tra i più interessanti scrittori russi contemporanei.
Autrice di tre romanzi, con Le donne di Lazar’ (2012) si è classificata terza al più prestigioso premio letterario russo – il Bol’šaja kniga – ed è stata finalista ai premi Russkij Booker, Nacional’nyj bestseller e Jasnaja Poljana, solo per citare i più importanti.
Il libro ha ottenuto un ampio consenso di critica, è stato tradotto in 24 lingue e pubblicato in tutto il mondo, dall’Europa all’India e ai Paesi arabi. Marina Stepnova vive a Mosca con il marito e la figlia piccola, con i quali è spesso anche nella sua casa in Toscana, terra da lei molto amata. Attualmente sta lavorando al suo quarto romanzo.