Recensione: “L’orchestra rubata di Hitler” – Quando suono, esisto
L’orchestra rubata di Hitler
di Silvia Montemurro
Salani Editore
“Quando suono, esisto” è la frase ricorrente che, come un mantra incalzante, ti fa sussultare ogni volta. Sì, perché è proprio da qui che parte e si snoda la storia di Elsa e Adele legate, pur non conoscendosi, da un grande amore comune: quello per la musica e per il violino, un rarissimo Guarneri del Gesù, che fa da filo conduttore all’intenso romanzo della Montemurro. Il violino rubato e profanato dalla fame insaziabile e malata di Hitler per la musica. Un violino estremamente personificato che soffre e si spaventa quando lo sposti. Un violino che ha un’anima, che piange, racconta e stride di dolore.
Con questa premessa sembrerebbe che il protagonista assoluto del romanzo sia esclusivamente questo splendido strumento musicale ma in realtà, questo fa da tramite in storie che s’intrecciano in modo indissolubile tra loro.
In pieno regime hitleriano, Elsa, moglie di un ufficiale delle SS, scopre che suo marito di cui è innamorata, ha un incarico spregevole: quello di requisire, anzi trafugare, strumenti musicali e spartiti appartenuti agli ebrei deportati. Questo non è solo un furto, ma il disegno mostruoso di distruggere ogni cosa che appartenga alla cultura ebraica. Così il loro rapporto s’infrange inesorabilmente soprattutto quando scopre che il marito è anche un assassino.
Di nascosto lo segue in una casa, dove trova una foto di Adele, un’ebrea italiana, cui apparteneva il violino trafugato e che è stata deportata. Elsa, che non condivide il crudele regime, vuole ritrovare la donna.
Da qui un minuzioso e coinvolgente flashback sulla vita delle due donne con la bellissima e dolorosa storia di Nella, l’oca di Adele, sua unica vera amica che la salva dalla solitudine, come all’inizio la salverà dalla solitudine il violino che suonerà nell’orchestra di Berlino. E la caparbietà di Elsa che sempre di più abiura il regime nazista con i suoi orrori, svelati via via dalla sua amica Susi che lavora in un campo di concentramento.
Ci si chiede quanto era necessario rivangare, spesso con una descrizione spietata, gli orrori perpetrati nei campi di concentramento. Sì, lo era per non dimenticare e soprattutto per apprezzare la forza di donne umiliate e mortificate ma non domate. Questo sono Elsa e Adele, diverse per estrazione ma fiere e indomite, con un grande spirito di adattamento anche nelle situazioni più avverse e desiderose di essere fedeli ai loro ideali a costo della vita.
Che dire poi della figura di Hitler bambino che s’incanta ascoltando la musica di una violinista di strada? Bambino succube di un padre violento e duro e che ci pone davanti a uno spaventoso dilemma: sarebbe stata diversa la vita di Adolf Hitler con un padre diverso?
Pur nel contesto di un argomento tragico e di grande sofferenza, la Montemurro, con uno stile fluido e accattivante, ci fa vivere la storia di queste due protagoniste coinvolgendoci appassionatamente.
Silvia Montemurro è nata a Chiavenna nel 1987. Ha esordito nel 2013 con “l’Inferno avrà i tuoi occhi”, segnalato dal comitato di lettura del Premio Calvino. Sono poi seguiti gli altri romanzi, tra i quali “Cercami nel vento”, “La casa delle farfalle” e “I fiori nascosti nei libri”.