Recensione: Leopardi e la filosofia – La poesia che include la filosofia
Leopardi e la filosofia
per una filosofia poetica e una ragione immaginifica
Remo Bodei
A cura di Gabriella Giglioni, Gaspare Polizzi
Edizioni Mimesis
Con Leopardi e la filosofia scopriamo vari scritti che testimoniano il vivo interesse che, nel corso della sua esistenza, il grande filosofo Remo Bodei ha manifestato per l’opera leopardiana.
Per chi vi scrive, aver frequentato i corsi tenuti da Bodei all’Università di Pisa, è stato un privilegio e un onore.
Per chi, come me, cominciò la lettura di Bodei con il suo Geometria delle passioni e si soffermò sulla bellissima ed evocativa dedica “A Gabriella, per molte passioni e ragioni”, trovare Gabriella Giglioni tra i curatori assieme a Gaspare Polizzi, è una conferma di quel pensiero che va oltre e abbraccia i vari campi del sapere.
Il primo scritto è la relazione inedita tenuta al XIV Convegno Internazionale di studi leopardiani Leopardi e la cultura del Novecento. Modi e forme di una presenza (Recanati, 27-30 settembre 2017).
Bodei, scusandosi per essere, da filosofo, in un convegno dove i relatori conoscono persino le virgole su Leopardi, parla di temi, in Leopardi, che inevitabilmente attraggono chi si interessa di filosofia.
Bodei non può fare a meno di rilevare le varie posizioni di Leopardi in merito alla “ragione”.
Vista inizialmente come “nostra capitale nemica” per la sua separazione dalla poesia e “dal sistema del bello” e per la sua alleanza con l’egoismo.
La successiva rivalutazione leopardiana della ragione, della filosofia e del vero nasce in contrasto a una nuova ragione, quella tecnica e strumentale; e questo porta a interrogarci sulle derive della nostra epoca e su quanto lungimirante Leopardi fosse stato.
Seguendo il ragionamento di Bodei, per Leopardi la ragione può assurgere a un ruolo più alto solo se riesce a scindere il proprio legame con l’egoismo.
Bodei ci mette in guardia sulle definizioni facili perché Leopardi non è un “irrazionalista” o un “progressista” e non è neppure un “nichilista”.
Leopardi va oltre ed è oltre, come Bodei, del resto.
Leopardi è per una “ultrafilosofia”, ovvero la prosecuzione della filosofia con altri mezzi, ovvero quelli della poesia.
Questo, personalmente, mi ricorda la “terza navigazione” di Sant’Agostino che simboleggiava un altro mezzo, un mezzo ulteriore (in quel caso specifico era il salto della Fede).
Bodei osserva che il termine “ultrafilosofia” compare una sola volta in tutta l’opera leopardina; eppure, è così esplicativo del suo modo di rapportarsi alla filosofia.
Nella visione di Leopardi letta da Bodei, la poesia include la filosofia in un nuovo orizzonte di senso e mostra la “nobil natura” di quel poeta che non confonde poesia e filosofia.
Un pensatore, pertanto, che sa che per non essere un “filosofo dimezzato”, deve sperimentare passioni e illusioni.
Una filosofia del “concreto” che, più che della ragione pura, tenga conto, invece, dei vari condizionamenti, delle imperfezioni e delle possibilità del mondo, inclusi desideri e decisioni umane; privi, tuttavia, della necessità loro attribuita da Hobbes o Spinoza, ad esempio.
Così, possiamo rapportarci a quel che percepiamo come male, al sublime, al percepito e all’immaginato, attraverso una nostra nuova dimensione.
A Bodei interessa rilevare la dimensione cosmica della concezione leopardiana che non tratta le umane vicende in modo auto-referenziale, perché sa che son parte di un universo che ingloba e spiega la nostra storia particolare.
E, possiamo, quindi, costruire il nostro sé istante per istante; “in quanto nodo dell’identità che collega il passato al futuro, il presente si inserisce in un orizzonte di senso. In sostanza, unicamente in quanto le tre dimensioni sono tra loro armonicamente intrecciate, il vivere nel presente acquista la sua pienezza”.
A Leopardi, Bodei, Giglioni e Polizzi, grazie per quella poesia che include la filosofia.