Recensione: Le voci segrete del mare – Una profonda e assordante solitudine
Le voci segrete del mare
di Mari Caporale
Garzanti Editore
“In principio fu il mare. Un paradiso di umidità e silenzio”. Così inizia questa storia, affidando fin da subito ai suoi tre protagonisti il compito, non del tutto scontato e semplice, di fare di questo “diario di bordo” un messaggio ben più ampio e profondo. Se uno dei tre personaggi è, del resto, il Mediterraneo, che “si gonfia di azzurro, di nascita e di bellezza…che ha visto nascere e morire infinite civiltà… che parla molte lingue”, un mare chiuso tra tante terre, ma capace di accogliere come il più fertile dei grembi materni, è facile intuire che si tratta di un romanzo che guarda lontano.
L’espediente, decisamente interessante, è quello di raccontare, sotto forma di diario scritto a più mani, il commovente e inaspettato incontro tra una balenottera e un fotografo intenzionato a fare un reportage sullo squalo bianco nel Mediterraneo e di farlo diventare, immediatamente, qualcosa di altro. Giuli, questo è il nome della balenottera, è curiosa e vivace e ci porta a scoprire, con dovizia di particolari e colori, l’immensa bellezza degli abitanti del mare e della natura silenziosa che li ospita. Tonni, delfini, polpi, stenelle, gamberetti pulitori, ma anche la poseidonia, le spugne di mare, i mille anfratti della costa. “In mare ognuno danza per sé, ma in armonia con l’universo”, dice Giuli, sottolineando come il mare sappia fare dell’individualità una coralità sacra, nel rispetto delle singole libertà e diversità.
Ciò che, e anche questo è un messaggio chiaro fin da subito, non riesce all’uomo, che non rispetta il mare, lo umilia con i suoi rumori assordanti, lo sporca con la sua spazzatura, incurante del dramma che sta perpetrando non solo contro le sue creature, ma anche contro se stesso, ormai terribilmente vicino al punto di non ritorno. E l’uomo è il vero nemico da combattere, colui che, a differenza dello squalo bianco, sbrana senza distinzione, distrugge in nome di una autodichiarata superiorità e distingue chi può e chi non può, in una perpetua guerra alla natura e a chi, pur appartenendo al suo stesso genere, è da respingere perché “diverso”.
Fortunatamente non tutti sono così e Al, questo è il nome del fotografo, è lì a riscattare il genere umano, a dimostrare che c’è ancora chi ama e rispetta il mare, che si emoziona per i suoi suoni e i suoi colori, che si innamora di una balenottera come il più impreparato degli adolescenti. E questo amore, ricambiato da Giuli, è un grido potente, la dimostrazione che chi è diverso può incontrarsi in un abbraccio caldo e sincero, saltando oltre i confini costruiti dall’uomo, in una infinita piroetta che si farà onda capace di portare il suo messaggio ovunque ci sia terra da lambire.
Una storia d’amore per la natura, per se stessi e per l’altro, senza distinzione alcuna, un monito per ricordare che “anche le lacrime sono fatte di mare” e che, senza gli altri, uguali o diversi, non si va da nessuna parte, se non verso una profonda e assordante solitudine.