Recensione: Le viandanti – Il teatro come cura
Le viandanti
Rosa Maria Colangelo
Dissensi Edizioni
Se si cerca sul vocabolario, viandante è “chi percorre a piedi vie fuori di città per raggiungere luoghi anche lontani, con spesso sottintesa un’idea di disagio“. Un abbandonare luoghi sicuri, pertanto, alla ricerca di qualcosa che quei luoghi sicuri non ti offrono, un abbandonare, a piedi, i percorsi noti.
E’ proprio in punta di piedi che entri in questo libro, sfiorando storie dolorose, intime, cariche di quella dignità coraggiosa che sa avere solo chi ha guardato la morte in faccia e alla morte ha fatto una pernacchia.
Quando il male viene a bussare alla tua porta con la richiesta impellente di essere “accolto”, è facile scoprirsi scortesi padroni di casa, di quelli che fanno finta di non esserci, che millantano impegni improvvisi, che non si capacitano di quella inaspettata e insistente maleducazione.
Eppure, poi, ci si deve arrendere, preparare il letto con le lenzuola pulite, prendere gli asciugamani profumati e imparare a convivere con il nuovo ospite che, si sa, finirà in un modo o nell’altro di renderci qualcosa di altro da noi. E’ questo che si respira fin dall’inizio, la sensazione che l’incontro con le protagoniste del libro, ci porterà fuori dalla nostra comfort zone, per ricondurci a noi con la sensazione, da dire a labbra strette, che la vita sa essere bella anche quando profondamente ingiusta.
La storia è quella vera di Rosa, Stefania, Giovanna, Marina e altre che si conoscono a un corso di scrittura autobiografica patrocinato dall’Istituto Europeo di Oncologia e rivolto a malati oncologici, uno di quegli incontri che possono essere tutto o nulla e che, nel loro caso, diventa fin da subito più di tutto, più del destino crudele, più della paura, più della speranza che sembrava non esserci più.
Dai loro incontri settimanali e dalle loro storie fattesi racconti nasce l’idea di mettere in scena uno spettacolo teatrale, le Viandanti appunto, per gridare al mondo che la vita non finisce il giorno della diagnosi, o quello delle chemio, o con il buio che necessariamente ne consegue. No, la vita è lì, acciaccata, ma decisa a vendere cara la pelle. A guidarle in questa impresa c’è Marina, unica attrice professionista, che con la sua energia trascinante organizzerà una tournée in Italia e all’estero che metterà a dura prova le nostre protagoniste, rendendole però forti della loro capacità di essere d’aiuto non solo a se stesse, ma anche a chi, come loro, sta combattendo con la malattia. Una tournée di grande successo, inaspettato, ma più che meritato.
Un teatro curativo, insomma, che cura chi lo fa, ma anche chi ne è spettatore.
E’ bello il messaggio di questo libro, senti che, se vuoi, puoi davvero, che la vita è una sola e merita di essere vissuta fino in fondo, con tutte le cicatrici che ti lascia addosso, con tutte le fragilità con cui ti veste, anche se, a volte, è la rabbia a muoverti.
E allora facciamoci prendere per mano dalle nostre viandanti e percorriamo con loro a piedi le asperità che la vita ci mette davanti, insieme, perché una mano tesa, a volte, può più di mille medicine.