Recensione: L’apprendista terapeuta – un timoniere di “mestiere”
“L’apprendista terapeuta”, come lo stesso Giuseppe Pellizzari scrive nelle prime righe del libro edito da Mimesis, non è un manuale né un trattato.
E’ una condivisione con il lettore, accorata e personale, del senso insito nel concetto di “mestiere” del terapeuta.
Il libro scritto in modo semplice e fluente non è adatto solo ai terapeuti, ma anche agli appassionati di psicologia che nella vita abbiano sperimentato i benefici della psicoterapia o della psicoanalisi e a coloro che considerino il ruolo di un terapeuta fondamentale per la propria evoluzione personale.
La presentazione di alcuni casi clinici o sprazzi di sedute terapeutiche non è a corredo di spiegazioni tecniche, ma consente un riscontro umano rispetto ad alcune teorie esposte.
Pellizzari non si sofferma mai sui tecnicismi della professione, ma condivide l’animo con cui egli stesso ha vissuto il proprio ruolo, rendendo partecipe il lettore della sua motivazione in questa profonda missione umana.
Il “mestiere” per Pellizzari, posta una base di assoluta esperienza e competenza in termini di formazione, ha poco a che fare con l’essere professionali e rigidi e più a che vedere con l’apertura all’improvvisazione, con la naturalezza.
Scrive infatti:
“il mestiere è la capacità, che viene maturandosi con l’esperienza, di essere tutt’uno con gli strumenti della propria attività, in modo naturale, fisico, istintivo. Non il falso sé della professionalità, ma la naturalezza del mestiere, che diviene parte integrante di una persona”.
Il terapeuta, che sia psicoanalista o psicoterapeuta, diviene quasi una sorta di timoniere in mare aperto, che, da esperto navigante e conoscitore del mare, improvvisa a seconda delle condizioni, la guida dell’imbarcazione.
La curiosità dell’altro, il desiderio di conoscerlo profondamente e aiutarlo non con pietismo, ma con determinazione, rende l’idea che ogni essere umano sia simile al mare, con la sua somma bellezza, la sua vastità, le sue profondità e la sua apparente inaccessibilità.
La relazione terapeutica diventa lo strumento per mezzo del quale il paziente (per Pellizzari non deve mai essere definito cliente) si apre a nuove domande e nuove visioni sui propri meccanismi e su se stesso e quindi a nuove possibilità di agito emozionale; per mezzo della fiducia acquisita nella relazione con il terapeuta, egli si apre alla fiducia in se stesso e infine alla vita.
Affinché tutto ciò accada il terapeuta agisce come un genitore che, con determinazione e responsabilità, guida il paziente all’acquisizione di strumenti che gli occorreranno per proseguire da solo.
L’amore terapeutico è l’ingrediente fondamentale di questo legame e permea ogni pagina di questo libro; Pellizzari non scade mai nella retorica e nel paternalismo, mostrando di essere stato un porto sicuro a cui approdare per sanarsi e ripartire per il viaggio.
Farsi porto per gli altri, aggiustarli e farli ripartire fiduciosi.
Chiunque cerchi o abbia perso la motivazione in questa missione che aiuta a sanare anime, leggendo questo libro non può fare a meno di trovarla.
Chiunque nella vita abbia solamente fatto un percorso con un timoniere di “mestiere”, leggendo queste pagine, non può che sentirsi fortunato e grato.