Recensione: La seconda occasione – donne coraggiose
La seconda occasione
di Edith Wharton
Traduttori Daniela Magnoni, Rossella Venturi
Editore Giovanni Tranchida
La signora Lidcote, Lydia e la donna senza nome sono le protagoniste dei tre racconti contenuti nel romanzo di Edith Wharton intitolato “La seconda occasione”, accomunate dalla consapevolezza che “la vita è fatta di compromessi”, a cui soprattutto la donna, nella società patriarcale di fine Ottocento e inizio Novecento, doveva sottostare. L’autrice (1862-1937) descrive molto bene quella società bigotta in cui lei stessa era costretta a vivere e si fa portavoce dei pensieri nascosti delle donne e delle loro esigenze. Per questo motivo, la Wharton può essere senz’altro considerata una femminista ante litteram, proprio perché, attraverso la sua scrittura, dà voce alle esigenze reali delle donne protagoniste di questo suo libro, le quali si ribellano agli stereotipi delle convenzioni sociali, ma non hanno la forza di sottrarsi ad esse, perché la società non era ancora pronta al rinnovamento e considerava le donne che avevano scelto di divorziare non meritevoli di considerazione e perciò condannabili.
“Prova a metterti nei panni di una donna”, dice a un certo punto Lydia a un amico e questa frase spiega molto bene la situazione della donna, a cui, in un contesto sociale fatto di convenzioni e apparenza, era riconosciuto soltanto il ruolo di moglie e madre, un ruolo che imbrigliava la donna in una rete da cui era difficile uscire, senza subirne poi le conseguenze.
La narrazione è molto ricca di descrizioni dei vari stati d’animo e dei tormenti interiori delle protagoniste dei tre racconti, consapevoli del fatto che l’unico modo di sfuggire all’omologazione è l’infelicità. Tuttavia, la lettura del libro invita a ribellarsi ai compromessi, perché l’autrice descrive molto bene le conseguenze della supina accettazione da parte delle donne.