Recensione: “La riva lontana” - Il giorno dell’addio Recensione: “La riva lontana” - Il giorno dell’addio

Recensione: “La riva lontana” – Il giorno dell’addio

Recensione: “La riva lontana” - Il giorno dell’addio Recensione: “La riva lontana” - Il giorno dell’addioLa Riva Lontana
Di Marinette Pendola
Arkadia Editore

Mai come oggi, in un momento in cui l’immigrazione è diventata una ferita insanabile, un libro come “La riva lontana”, diventa così attuale. Certo, una cosa è il disperato che fugge dalla guerra, dalla fame o dalla persecuzione politica; un’altra, ma non per questo meno sofferta, quella degli emigranti siciliani “non costretti”, ma attratti dalla Tunisia per una vita diversa e migliore nel periodo della colonizzazione da parte della Francia.

Persone nate in Tunisia, con i nipoti che, alla dichiarazione d’indipendenza da parte della Tunisia, pur non sapendo neanche una parola di italiano si trovarono, loro malgrado, a esser costretti a lasciare quella che ormai consideravano la loro patria.

Marinette Pendola, con un crescendo sofferto e nostalgico, ci descrive il giorno dell’addio, per raggiungere, sembra un paradosso, “la riva lontana”, la terra perduta da generazioni.

“Un’alba grigia avvolge il paesaggio e stringe il cuore, Questa mattina la terra si è svegliata immersa in una insolita bianchezza. Insolita in questa terra d’Africa in cui vedo la neve per la seconda volta in tredici anni”.

In questo giorno appunto insolito dal punto di vista meteorologico per l’Africa, l’autrice, allora tredicenne, mentre in auto va verso il porto di Tunisi, come un flashback al rallentatore, ripercorre tutta la sua vita: la scuola, il collegio, le avventure con i compagni, le gioie e anche gli inevitabili dissapori.
La riva lontana, non è più la terra d’origine, ma un mondo ignoto, quasi un esilio che crea una sofferta cesura tra la vita passata in Tunisia e quella sconosciuta che la aspetta in Italia.

Così, attraverso gli occhi disincantati di una adolescente, la scrittrice ci pone davanti alla perdita irrimediabile non solo degli affetti ma anche di abitudini e cultura, acquisite da oltre un secolo dal mondo ebraico, francese e berbero.

Marinette Pendola è nata a Tunisi, da genitori di lontana origine siciliana. Vive a Bologna ed è studiosa della storia, degli usi e costumi della comunità italiana in Tunisia, membro del gruppo di ricerca “Progetto della memoria”. Ha all’attivo molti racconti pubblicati in Italia e all’estero.

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