Recensione: "La risata amara", il magnifico commiato della commedia all'italiana Recensione: "La risata amara", il magnifico commiato della commedia all'italiana
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Recensione: “La risata amara”, il magnifico commiato della commedia all’italiana

Recensione: "La risata amara", il magnifico commiato della commedia all'italiana Recensione: "La risata amara", il magnifico commiato della commedia all'italianaI campioni dello sport che restano indimenticati sono quelli che abbandonano la scena al massimo del loro splendore, imbattuti. La gloria, infatti, sta anche nel non esporsi all’inevitabile decadenza.

Si può affermare lo stesso della commedia all’italiana, argomento del saggio La risata amara (Bibliotheka) di Cesare Paris, che si è defilata dal grande schermo nella sua compiuta maturità, quando è riuscita cioè a sprigionare il suo completo potenziale.

Qualcuno di voi dirà: “Ma non è vero! La commedia all’italiana è stata sconfitta, surclassata, cancellata dalla più edonistica, ottimistica e sgangherata commedia degli anni Ottanta”. Credo che in questa affermazione ci siano almeno un paio di inesattezze.

In primis, la commedia all’italiana non è scomparsa del tutto (e per fortuna). Ne esistono ottimi esempi tra gli anni Ottanta e i Novanta, tra cui citiamo Parenti Serpenti, non a caso di Mario Monicelli (1992), Regalo di Natale di Pupi Avati (1986) e a suo modo Benvenuti in casa Gori di Alessandro Benvenuti(1990). In secondo luogo, con gli occhi postmoderni del ventunesimo secolo possiamo apprezzare ancor di più le doti anticipatorie di temi ancora attuali da parte della filmografia del genere “commedia all’italiana”, capace di analizzare con spietata trasparenza, fino a sconfinare nella crudezza, le trasformazioni, quasi mai migliorative, della nostra società. E questo è l’esatto contrario di una sconfitta.

La risata amara analizza la fase più matura della commedia all’italiana, quella “coda” che si estende tra il 1976 e il 1979. Anni tutt’altro che semplici, nei quali ha inizio la breve stagione del “compromesso storico” ed esplodono gli anni di piombo.

Paris sceglie alcuni film simbolo di quegli anni, esattamente sette, da Brutti, sporchi e cattivi di Ettore Scola a Il giocattolo di Giuliano Montaldo. Sette capitoli, uno per film, che sono mini-saggi capaci di racccontare non solo i tratti salienti della pellicola, ma soprattutto il potere evocativo di ogni singolo film.

Così scopriamo insieme a Paris storie di attori in ruoli inaspettati (Nino Manfredi in personaggi feroci, per esempio) o di registi combattuti tra clamorosi successi e altri fragorosi flop. Il tutto su uno sfondo sociale e storiografico che reclama il suo inevitabile protagonismo.

A impreziosire il volume, una magistrale prefazione a cura del critico Mario Sesti.

Da ogni pagina de La risata amara trasuda una genuina passione per il cinema, tanto che risulta impossibile non esserne coinvolti (e talvolta travolti). Se non avete mai visto i titoli analizzati dall’autore, vi verrà una voglia matta di recuperarli. Se invece sono già nel vostro curriculum di cinefili,  farà sorgere  in voi l’emozione più bella, il desiderio di rivederli. E rivedere un grande film ha un sapore speciale.

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