Recensione: “ La luce che pioveva”- Ricordare per far pace col passato Recensione: “ La luce che pioveva”- Ricordare per far pace col passato

Recensione: “ La luce che pioveva”- Ricordare per far pace col passato

Recensione: “ La luce che pioveva”- Ricordare per far pace col passato Recensione: “ La luce che pioveva”- Ricordare per far pace col passatoLa luce che pioveva
di Giuliana Zeppegno
L’Orma Editore

La Luce che pioveva racconta di cose ordinarie, di una famiglia ordinaria, in periodi ordinari, anche se differiti nel tempo e non lontano dai nostri giorni, ma con un narratore esterno onnisciente, un narratore cioè che racconta quello che gli è stato riferito, con una dovizia di particolari, sentimenti e ricordi come se li avesse vissuti in prima persona.

Una figlia eredita dalla madre i suoi ricordi, le sue sensazioni e i suoi affanni in un periodo e in un paese in profonda trasformazione. Ma, come detto sopra, anche se sono sensazioni di cose ordinarie, hanno una loro valenza eroica e spesso tragica.

Il racconto, infatti, non è una semplice biografia di una donna restia ad aprirsi e anche severa con se stessa, ma un’analisi accurata e attenta al cambiamento di un’epoca, alle innovazioni tecnologiche e meccaniche e, soprattutto, all’evolversi dell’emancipazione femminile.

Lo stile della Zeppegno è fluido e immediato ma senza veli nel descrivere in modo crudo che ti fa quasi male, la prima mestruazione di un’adolescente a cui non è stato spiegato nulla in proposito e che pensa di avere un male incurabile per il quale morirà. Non meno toccante e commovente è la narrazione dello stato d’animo della madre quando, a causa della nebbia, è costretta a fermarsi con la macchina e prova il terrore e la desolazione di non sapere dove si trova.
Desolazione acuita dal fatto che il marito, schizofrenico, al suo ritorno, l’accoglie con indifferenza. Desolazione che riflette un’ottica chiusa e prettamente rigorista che a quell’epoca era però “ordinaria”.
Un’ottica chiusa che “giustifica” sia la mortificazione subita da parte di un parroco ottuso che nega la comunione alla ragazzina, solo per avere scambiato innocenti effusioni in pubblico, considerate peccaminose, sia le angherie subite da parte della ferocia ingiustificata delle suore, solo per avere indossato un vestito rosso che le scopriva le ginocchia.

La Zeppegno racconta, senza giudicare, l’esistenza vera e intima di sua madre, Maria, senza alterarne la realtà ma con l’intento appassionato che nulla vada perduto e dimenticato, come le sue prime esperienze amorose, le sue prime delusioni ma anche i suoi primi successi come fossero i propri. Accadimenti “ordinari”, sì, ma unici.

Giuliana Zeppegno è nata nel 1980 in provincia di Torino. Autrice di testi scolastici, insegnante di italiano come lingua straniera e traduttrice dallo spagnolo, dal 2010 vive a Madrid. La luce che pioveva è il suo esordio narrativo.

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