Recensione: La libreria alla fine del mondo – “Ho un piccolo libro per te”
La libreria alla fine del mondo
di Ruth Shaw
Tradotto da Giada Riondino
Giunti Editore
L’amore per la vita, nonostante le tragiche vicissitudini che si sono abbattute su di lei, non ha mai abbandonato Ruth Shaw, che quindi alla fine della storia, può affermare: “Per molti versi le cicatrici che porto, come i disegni che certi insetti creano intaccando le cortecce degli alberi, hanno dato vita a qualcosa di incredibile”.
Tutta la sua vita è stata davvero “incredibile”, come possiamo leggere nel risvolto di copertina di questo suo libro, intitolato “La libreria alla fine del mondo” e nato per raccontare di sé, ma soprattutto per lanciare un messaggio importante al lettore: “La vita è come giocare a carte…puoi trasformare una mano perdente in una vincente grazie alla carta che deciderai di giocare”.
Dopo alterne vicende che l’hanno vista impegnata in lavori e attività di vario genere, Ruth approda sulle rive del lago Manapouri e decide di aprire una libreria, perché “innamorata dei libri” fin dalla tenera età e quindi vuole creare un legame particolare con i potenziali clienti, fornendo a ciascuno non solo consigli sui libri, ma anche consigli di vita.
Ha svolto lavori il più delle volte tipicamente maschili, ha subito uno stupro da adolescente e ha dovuto far adottare il bambino che poi ha potuto conoscere soltanto quando lui era ventenne, ha partorito un secondo figlio che purtroppo è morto 13 ore dopo la nascita, ha avuto quattro matrimoni e relazioni non proprio felici. Nessuno meglio di lei, perciò, è in grado di infondere coraggio in chi ne ha bisogno.
A un certo punto le librerie, da una diventano tre, ognuna destinata a categorie diverse di lettori e Ruth non cessa di credere nel suo motto e di dire a chi è in difficoltà: “Ho un piccolo libro per te”.
“La gioia di regalare il libro perfetto”, lei dice, “è molto più appagante rispetto a concludere una vendita”. Molto spesso vediamo pensionati che, invece di starsene a casa a non far niente, sono impegnati in attività di volontariato o altro e la motivazione di questo atteggiamento ce la fornisce l’autrice, quando dice: “Ci sono giorni in cui sono più i libri che regalo di quelli che vendo, ma è proprio una delle soddisfazioni di essere in pensione e non avere la pressione di dover guadagnare”.