Recensione: La filosofia dei moderni. Storia e temi. Una deflagrazione volontaria, un’insubordinazione silenziosa e trascinante.
La filosofia dei moderni. Storia e temi.
La storia della filosofia dell’epoca moderna è la storia di una deflagrazione volontaria, un’insubordinazione talvolta silenziosa, spesso trascinante. Essa prende vita fuori dalle istituzioni uffciali e sovente in aperta polemica con esse, che siano chiese, università, e simili.
La prefazione di Gianni Paganini inizia con una prospettiva a volo d’uccello dall’esordio del distacco rispetto al sapere corrente fino al balzo verso teorie dove poter riconoscere in nuce il brivido vivificante necessario a portare avanti il pensiero contemporaneo.
I capitoli del libro, sono affidati a più specialisti e non tendono a unificare e etichettare tutto un periodo del pensiero.
Il testo vuole proprio aggirare questo modus operandi: è prassi comune che nell’esporre le tappe del sapere umano, si costruisca un’etichetta, un giudizio, un pensiero. Si pensa di richiuderle in un contenitore, spesso senza verificarne tutte le sfaccettature.
Il nostro mondo è fatto di questi contenitori: involucri da noi creati, che nascondono universi.
Il libro tende a sollevare i coperchi di questi contenitori e ampliare gli orizzonti del pensiero, del mondo, dell’esperienza di ognuno. La filosofia (in greco antico parola composta di phileîn, “amare”, e sophía, “sapienza”, è amore per la sapienza. Non è una modalità di intendere il mondo per rinchiudererlo dentro un piccolo spazio, ma è la “percezione delle cose” che porta oltre alle cose stesse, a scoprirne il volto invisibile: il senso.
La stesura segue la linea temporale, perchè come Immanuel Kant sottolineava, “il tempo è una rappresentazione necessaria, che si trova a fondamento di tutte le intuizioni”.
Sfuggendo ai contenitori, i singoli pensatori si diluiscono nelle dinamiche del loro tempo. Tutte le loro intuizioni e il loro sapere confluiscono in un rapporto dialettico nelle realtà in cui vivono e si muovono.
Tra Umanesimo e Rinascimento la filosofia continua a essere una forma di sapere totalizzante, trasforma però il suo accento, inizia ad assumere le caratteristiche di quella laicità a cui comunemente si pensa quando si parla di pensiero moderno.
Volge il suo sguardo cioè in maniera prevalente al terreno, all’individuale, allo storico, presenti anche nel pensiero medievale, ma ampiamente eclissati dall’interesse per il trascendente. Questo interesse non svanisce ma cambia registro: l’esigenza religiosa scaturisce dalla natura stessa dell’uomo, dalla sua centralità nell’universo, dal suo esser fatto a immagine di Dio. Questo nuova modalità approda alla riscoperta dei classici, alla polemica contro la logica scolastica, alla polemica contro la disputa teologica. La riscoperta dei classici non è una semplice riscoperta filologica, è soprattutto creazione di un nuovo ideale di vita, ripreso da quei modelli.
Polemizzare contro la logica aristotelica è demolire le fondamenta di una disciplina astratta, nel senso di artificiosa e inutile per la ricerca. Così come la polemica contro la disputa teologica è contrasto a problemi insussistenti e gratuite escogitazioni mentali. All’astrattezza si contrappongono tentativi di logiche diverse, vicine ai concreti processi della mente e alla conoscenza psicologica dell’uomo, e, la concreta esperienza religiosa vissuta dal credente.
Si afferma per questa via il principio umanissimo della tolleranza, distillato dal rilievo dei caratteri comuni alle varie fedi e dall’inutilità del contrasto.
L’ideale del regnum hominis, del razionale dominio della natura, scopo del sapere e dell’organizzazione anche pratica del sapere, la ritroviamo nel pensiero di Bacone. Il filosofo compila una puntuale enciclopedia delle diverse forme di sapere, una sistemazione organica delle diverse scienze.
La filosofia è intesa come sapere razionale e comprendente varie discipline. La filosofia moderna dunque si sviluppa in stretta connessione con le scienze, nei confronti delle quali il suo rapporto è duplice: per un verso vuole imitarne il rigore metodico e, sotto questo profilo, farsi scienza essa stessa; per un altro verso pretende di avere un suo specifico campo d’indagine che stabilisca i fondamenti delle scienze.
Descartes dirà che è una filosofia ‘prima’, dedicata cioè alle nozioni più generali. Da ciò l’immagine del sapere come di un albero, “di cui le radici sono la metafisica, il tronco è la fisica, e i rami che sortono da questo tronco sono tutte le scienze”.
Secondo un analogo schema razionalistico la filosofia è concepita da Hobbes, Spinoza, e Leibniz, come la scienza che studia le ragioni ultime dei fenomeni, servendosi di un metodo rigoroso, mutuato dalle matematiche.
Locke vedrà come compito essenziale della filosofia l’esame della validità e dei limiti del sapere, diventando così vera e propria critica della conoscenza. Il risultato dell’indagine è che l’esperienza è il fondamento e l’origine di tutte le nostre conoscenze, e quindi la base metodica della filosofia.
La lezione di Locke di cautela critica, fu interpretata dall’Illuminismo. Voltaire dirà di lui: “ritornai, come il figliol prodigo al padre, a Locke; e mi gettai nelle braccia di un uomo modesto, che non finge mai di sapere quel che non sa, che non possiede, a dir vero, immense ricchezze, ma i cui fondi sono sicuri, e che gode senza ostentazione dei più solidi beni”. Analogo elogio farà d’Alembert: “si può dire che Locke creò la metafisica, pressappoco come Newton aveva creato la fisica”.
E questa metafisica è la fisica sperimentale dell’anima. Metafisica dunque ‘ragionevole’. Il sapere illuministico è rivolto a fini pratici e la filosofia è considerata e vissuta come un fattore essenziale di demistificazione, di liberazione e di progresso.
La polemica contro le costruzioni metafisiche continua con Kant, raggiungendo la sua forma definitiva. Kant definisce dogmatiche tutte le metafisiche che non presuppongano una critica della facoltà di conoscere. Kant fornisce questa critica, nella quale stabilisce i limiti di validità delle operazioni della mente, oltre a descrivere la struttura della mente stessa.
Abbiamo due mondi, il mondo della natura con le sue leggi scientifiche e il mondo della libertà con la sua fede razionale e il suo accesso al soprasensibile.
La conciliazione tra questi due mondi è possibile attraverso l’uso della facoltà del giudizio, che riflette sui fini che incontra nella natura e li pensa secondo il principio di una causalità intenzionale che agirebbe nella natura stessa. La conciliazione dei due mondi, sensibile e soprasensibile, tuttavia, pur essendo legittima e in certo modo necessaria all’uomo, resta pur sempre ipotetica e problematica. Un mondo in armonia con l’azione morale è concepibile mediante una forma di giudizio diversa da quella dei giudizi scientifici: tale giudizio non coglie l’essenza delle cose, ma ipotizza che sia sensata.
In un abisso di elenchi, di divieti, doveri, modelli da emulare, obiettivi da centrare in cui ognuno è orfano, figliol prodigo e mai veramente supportato da una società che tutto misura, giudica e condanna, e in cui il fallimento si traduce immediatamente in uno scarto dal “sistema mondo” trasformando l’essere umano in una scoria, la filosofia si colloca tra i migliori strumenti del tempo, quello che offre lo scenario più probabile perché più strettamente adeso alla nostra umanità.
Puoi superare tutti i confini e accedere alla verità sotto il coperchio del contenitore, solo ampliando lo sguardo.
La storia dell’uomo racconta soprattutto della ragione quale capacità di conoscenza. Questo significa che nel corso del tempo abbiamo dimenticato completamente tutti gli altri strumenti e canali utili per conoscere la, anzi “le”, realtà, tra essi la filosofia.
Riscoprire l’intera gamma di questi strumenti e imparare a usari sono delle prerogative fondamentali per poter evolvere in pienezza: solo attraverso la conoscenza è possibile vedere tutte le possibilità dell’Essere Umano.
Gianni Paganini, curatore del volume, è professore ordinario di Storia della filosofia all’Università del Piemonte Orientale (Vercelli). È stato premiato dall’Académie Française per il suo volume Skepsis (Vrin, 2008). Ha ricevuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il premio per la filosofia conferito dall’Accademia dei Lincei (2011). Ha curato l’edizione italiana di Hobbes, Moto, luogo e tempo (UTET, 2010) e l’edizione bilingue dei Dialoghi sulla religione naturale di Hume (Rizzoli, 2014). Ha pubblicato molti studi sulla filosofia del Seicento, Settecento e Novecento. Ha insegnato nelle università dei principali paesi europei, USA, Canada, Brasile e Giappone. È membro del Centro di ricerca dell’Accademia dei Lincei.