Recensione: La cultura del falso. Inganni, illusioni e fake news. “Le Sirene di Ulisse”
La cultura del falso. Inganni, illusioni e fake news
di Andrea Rabbito
(Meltemi, Milano 2020)
Cos’è il Vero? Esiste veramente qualcosa che possa dirsi “vero”, cioè riconoscibile da tutti in modo oggettivo, o siamo in balia di un mondo totalmente soggettivizzato? Il relativismo ha reso opinabile la verità, o quantomeno definisce il vero in modo relativo.
Alla domanda “cos’è il vero?”, forse abbiamo una risposta: è un problema.
Qualcosa sul quale ci si interroga da sempre e al quale non si è in grado di dare una forma definitiva.
Con il dilagare del fenomeno delle fake news, dei post-truth e dei deepfake, il “problema” della verità oggi, è più urgente di quanto non si pensi, dato che, molto spesso, dall’informazione conseguono dei fatti. Il procedimento è semplice: assumo una notizia (come vera e spesso senza verificare), il mio sistema di pensiero cambia, le mie azioni nel mondo vanno in direzione della “presunta verità”.
Quindi creo un mondo da presupposti falsi.
Il problema della verità è quindi quello, doppio, della “rappresentazione del reale” e della ricerca delle informazioni.
Cultura del falso. Inganni, illusioni e fake news curato da Andrea Rabbito, approfondisce l’argomento con il supporto di trenta esperti le cui riflessioni e ricerche si intrecciano nel libro, alle opere pittoriche di Benedetto Poma. Il lettore così lentamente si addentra tra le pagine alla scoperta di uno dei fenomeni culturali più rilevanti della nostra epoca.
Da dove nasce il “falso”? Probabilmente la sua comparsa risale ai tempi più remoti dell’umanità e travalica i secoli per giungere sino ai nostri giorni. Georges Bataille, nei suoi studi metteva in luce come la nitida coscienza della morte imponeva all’uomo la ricerca di espressioni del falso, fra cui, ad esempio, la pittura rupestre. All’origine del falso sembrerebbe dunque esserci l’arte. Questa azione “magica” che tende alla creazione del doppio, diviene una variante del falso, in quanto dà vita a falsa presenza, falsa attendibilità della rappresentazione, falsa restituzione di vita.
Il libro parte dalle fake news, fenomeno che si è moltiplicato esponenzialmente in questo periodo storico, per ricollegarlo a un fenomeno molto più articolato e vasto, quello appunto della cultura del falso, indagato nei vari periodi storici, con i suoi svariati linguaggi, movimenti artistici e incursioni nel mondo della comunicazione. La cultura del falso si pone quindi con la sua doppia natura: quella pratica della comunicazione, del dialogo e dell’informazione, e quella aulica, artistica.
Proprio in un movimento artistico, il Barocco, l’autore intravede la nascita dell’idea del falso così come si è sviluppata fino a noi. Lo stile pittoresco, l’apparenza, l’eccesso della somiglianza, il trompe-l’oeil, l’illusione, tutto concorre a osannare la “cultura del falso”, tenendo in scacco la verità e rendendoci incapaci di riconoscere il falso dal vero.
Ciò emerge chiaramente in quello che può essere considerato un simbolo dell’opera barocca, ovvero Las Meninas di Diego Velázquez, in cui l’illusione, l’inganno, il falso, in esso presenti, sono lì proprio per far riflettere su tali aspetti.
Allo stesso modo oggi lo spettatore, dovrebbe riflettere, cogliendo l’invito disseminato in tante opere barocche, e rendersi conto che non può accettare facilmente ciò che i media propongono, ma che è necessario attivare una coscienza critica e una verifica di ciò che vede, sente o legge.
Perchè se è vero che il dialogo immagini-cultura del falso, quando rientra nell’ambito artistico, può essere vissuto in termini positivi; è altrettanto vero che quando invece il dialogo immagini-cultura del falso rientra nell’ambito della comunicazione, emergono i caratteri più negativi.
”I media” – scrive Carr, riprendendo il pensiero di McLuhan – ”non sono solo semplici canali per le informazioni, non forniscono solo ‘materia per il pensiero’, ma ‘modellano anche il processo di pensare”.
I linguaggi audiovisivi infatti, riescono a traslare lo spettatore in una condizione “neoarcaica”, grazie al loro quadruplice registro (immagine, suono, parola, scrittura). Sono capaci di far affiorare quell’anthropos universale, uomo immaginario o uomo-fanciullo, disponibile a immergersi in ciò che vede e a credere che sia reale, affidandosi a esso totalmente, mescolando l’immagine con la realtà, il falso col vero.
Si crea un ibrido, un qualcosa che somiglia a una sirena. Esseri ambivalenti, metà donna metà pesce, le sirene rappresentano il tranello mortale verso il quale ci conducono i sensi. Prestando ascolto al loro canto, l’uomo si allontana dalla retta via per abbandonarsi al naufragio delle passioni.
Non è un caso se “Le Sirene di Ulisse” di Benedetto Poma, prendono posto in copertina.
Le altre delicate opere pittoriche, firmate da Benedetto Poma, si distribuiscono all’interno del volume, in perfetta sintonia con i temi trattati nei vari saggi, quasi sfumando in essi lentamente. Trenta opere dell’artista siciliano per trenta capitoli del libro. Il linguaggio di Poma ha il sapore dello spirito barocco, che può considerarsi il filo sottile che lega parole e immagini. Immagini ricercate che giocano in un tempo indefinito tra passato e presente, evocando antichi miti e personaggi della tradizione siciliana, mettendo in scena sontuosi ambienti architettonici con uno stile che mostra senza pudore, il compiacersi dell’inganno, dell’artificio, dell’illusione.
Opere che compendiano i trenta studi raccolti nel volume, trasformandolo in un prezioso e raro “saggio illustrato”. Un saggio che dona attraverso il contrapporsi di parola e immagini un doppio piacere, quello della lettura e quello della visione.
Un raro saggio dunque, che racchiude al suo interno “l’ultimo lavoro scritto da Roberto Tessari (…) preziosa guida caratterizzata da una generosità, da una cultura e da una sapienza del tutto rare.”
A lui Rabbito dedica questo testo.
A lui e al piccolo Quaden Bayles, bimbo australiano, vittima della parte più delirante e nefasta della Cultura del Falso.
Andrea Rabbito è professore associato di Cinema, fotografia e televisione presso l’Università degli studi di Enna “Kore”. È autore di una tetralogia sull’illusione e i rapporti tra il cinema e l’arte della modernità. Ha curato la nuova edizione de Lo spirito del tempo di Edgar Morin (2017) per la casa editrice Meltemi. È direttore, assieme a Steve Della Casa, della collana Videns presso la Mimesis. È inoltre direttore responsabile, con Damiano Cantone, della rivista “Scenari. Rivista Semestrale di Filosofia Contemporanea & Nuovi Media”.