Recensione: "La creatrice di volti" - La promessa di un esordio Recensione: "La creatrice di volti" - La promessa di un esordio

Recensione: “La creatrice di volti” – La promessa di un esordio

Recensione: "La creatrice di volti" - La promessa di un esordio Recensione: "La creatrice di volti" - La promessa di un esordioLa creatrice di volti
di Valeria Lanza
Morellini editore

Ed ecco che mi ritrovo questo romanzo in mano, trecento pagine e in copertina una foto d’epoca, una storia ambientata ai tempi della guerra, quando i ragazzi tornavano a casa senza le dita o, i più sfortunati, senza il naso.
La cosa più sorprendente è però che l’autrice di questo libro, quest’annunciato mattone che riempirà le mie letture al bar sotto casa, è del 2005, una studentessa liceale che mi riesce difficile vedere alle prese con la maturità e con le prime cotte dolorose che mi attraversavano in quel periodo.
E mi riesce difficile, perchè in questo caldo e in questa mia dipendenza da caffè, perchè qui dentro c’è una scrittura raffinata, un uso di figure retoriche per nulla invadente e una storia che all’ultimo anno di liceo non avrei mai neanche potuto concepire. Valeria Lanza insomma, mi ha fatto sentire incredibilmente stupida perchè se questa ragazzina, e passatemi il termine, scrive così oggi, probabilmente ho in mano una prima edizione di un esordio di un futuro premio Nobel per la letteratura. E forse sto esagerando ma fidatevi, neanche poi troppo.

Milano, caldo, agosto, io che muoio nel mio piccolo appartamento e mi rifugio in un bar gestito da una coppia di cinesi, lui non so perchè si fa chiamare Matteo e mi fa un caffè dietro l’altro senza fare domande, anche se sono qui da sei ore perchè una piccola pausa di lettura si sta trasformando in una maratona per finire in un’unica sessione “La creatrice di volti”.
Una storia degna di una fiction Rai, una di quelle belle che riunisce davanti alla televisione tutta la famiglia ogni lunedì sera per un mese intero, una storia di formazione dove giusto e sbagliato si confondono, e dove non possiamo che innamorarci di Anne, artista in un mondo in cui l’arte è anche salvezza. Anne infatti è una scultrice, e si presta per costruire maschere in un laboratorio polveroso per tutti coloro che, tra granate e sventure, hanno perso un occhio, un orecchio e molto di più, e non riescono più a farsi guardare in faccia dai propri bambini e dalle proprie mogli.
Ed è stato anche il caso di Simon, l’amore perduto di Anne tornato in condizioni simili.

Questo romanzo, che spesso scivola in deliziose ingenuità, mi ha fatto venire voglia di andare a scavare nell’editoria indipendente, perchè di storie e di talenti sembrano essercene a bizzeffe che non ho mai preso in considerazione.
Ed ecco che un nome nuovo, un’editore che non conoscevo e una giornata inutile, hanno creato un mix perfetto per una giornata a base di pagine e caffè: un amore silenzioso, una famiglia divisa, la voglia di fare la differenza, terra e sporcizia, un bar con le ballerine e dialoghi degni di uno sceneggiatore esperto.
Mi sono permessa di contattare Valeria Lanza su Instagram, con tutta la reticenza di una fan emozionata, per dirle che avevo letto il suo libro, una scrittrice in erba che ha saputo essere all’altezza e in molti casi superare numerose letture recenti.
Grazie, Valeria.

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