Recensione: "La città del mondo" - Verso il futuro con il viso rivolto al passato Recensione: "La città del mondo" - Verso il futuro con il viso rivolto al passato

Recensione: “La città del mondo” – Verso il futuro con il viso rivolto al passato

Recensione: "La città del mondo" - Verso il futuro con il viso rivolto al passato Recensione: "La città del mondo" - Verso il futuro con il viso rivolto al passatoLa città del mondo
Gianfranco Perriera
Torri del Vento Edizioni

Gianfranco Perriera, regista, saggista e scrittore teatrale, ne La città del mondo, il cui titolo riprende al singolare quello del racconto postumo di Vittorini, analizza criticamente otto opere di altrettanti autori tutti palermitani come lui e da lui particolarmente amati: Roberto Andò, Marcello Benfante, Giosuè Calaciura, Domenico Conoscenti, Emma Dante, Santo Piazzese, Evelina Sant’Angelo e Michele Perriera, padre dell’autore, scrittore, regista e intellettuale di spicco della cultura del secolo scorso.

L’analisi letteraria di queste opere suggerisce all’autore una riflessione critica sulla società contemporanea che fa diventare Palermo, da città periferica, punto di straordinaria osservazione del e sul mondo.

Il saggio, pur mantenendo l’unicità dei singoli racconti, segue un sottile fil rouge coincidente con il pensiero dell’autore che, per supportarlo , si serve di citazioni che attraversano il pensiero filosofico-letterario dalla Grecia classica ai giorni nostri.

Gli otto autori, che hanno in comune, la capacità di guardare con distacco al loro tempo e al loro luogo, ben si prestano a questa riflessione filosofica del Perriera, per il fatto che essi permettono di reinterpretare la realtà contemporanea cogliendone con razionalità gli inganni e le false promesse della Storia.

Il saggio è ricco di note, di frasi incidentali e interrogative; le note sono strumentali a riportare stralci dei testi citati e a elencare la bibliografia; le frasi incidentali rimandano alla complessità di pensiero dell’autore; le frasi interrogative danno l’idea di quanto il Perriera si interroghi sull’oggi, con l’intento di coinvolgere il lettore.

Il ritratto che della città, metafora del mondo, emerge dal saggio è desolato e desolante, in ragione dell’umanità che la abita, che diventa così simbolo dell’ umanità tutta e che appare povera di spirito e di cultura e per questo, fatta qualche eccezione, priva di principi etici e morali.
Il Perriera indaga sull’origine di questo degrado, dal momento che Palermo e i suoi abitanti hanno vissuto momenti storici di grande splendore artistico e culturale che l’hanno resa unica e dei quali i palermitani ancora oggi si fanno baluardo.

Il saggio, ricco di autori diversi fra loro per epoca e per pensiero, corposo di riflessioni filosofiche e denso di parole, attribuisce il degrado attuale dei comportamenti e delle relazioni umane soprattutto all’uso e all’abuso della tecnologia che produce omologazione e annienta il pensiero.
La conseguenza, pertanto, è che soltanto pochi detengono il potere politico ed economico a scapito dei tanti che, inebetiti dalla velocità con la quale le informazioni si susseguono, ambiscono soltanto a possedere e consumare.

L’autore si chiede come sia possibile che l’uomo contemporaneo, possessore di una maggiore conoscenza ed esperienza, possa invece esprimere assenza di pensiero e di azione civica, brutalità, rozzezza, volgarità.
Egli attribuisce tale degrado alla perdita di alcuni fattori fondanti quali la memoria , quindi la consapevolezza del sé, e la lentezza, presupposto indispensabile al pensiero.
Perriera indica una possibile soluzione per costruire un futuro migliore riponendola nella capacità dell’uomo di reinterpretare il suo modo di stare al mondo, memore di ciò che è stato il suo passato.
Soltanto attraverso la conoscenza, la cultura, il sapere, le nuove generazioni, rappresentate da Lisa, la figlia adolescente, potranno salvarsi e salvare il mondo.

Questo suo pensiero è ben reso dalla metafora dell’Angelo della Storia di Beniamin trascinato da un turbine verso il futuro ma con il viso rivolto alle macerie del passato.

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