Recensione: “Ivana davanti al mare” – Cosa portare e cosa lasciare
Ivana davanti al mare
di Veronika Simoniti
Traduttore Sergio Sozi
Morellini editore
“Ivana davanti al mare” tesse i fili delle rimembranze e dell’oblio.
In punta dei piedi, per non disturbare, ci troviamo in una storia familiare che parla di un passato tanto vicino, eppure così lontano.
Entriamo in una storia di superstizioni non tanto antiche ma rinnovate e che dicono molto su un contesto e su quella storia sommersa su cui raramente gli occhi si posano.
Ma il cuore, quello sì, è un’altra faccenda.
Una faccenda che fa i conti con la guerra.
La guerra è solo sfondo, eppure così presente; la storia è di nonna Ivana attraverso la ricostruzione e gli occhi della memoria della di lei nipote, la narratrice senza nome.
Su questo nome ci si interroga senza avere, tuttavia, risposta.
Perché alcune cose sono da lasciare all’oblio.
Altre fanno parte dei ricordi, della nostra storia.
Perché senza ricordi non c’è storia e cosa saremmo noi senza i nostri ricordi?
Una vecchia macchina per cucire Singer è solo un ammasso di ferraglia senza i ricordi che ne tessono la storia in trame e orditi di un maglione mai terminato, come è il passaggio del testimone generazionale.
Una casa in vendita è densa di ricordi da scoprire e da creare, ogni oggetto parla e ci parla.
“Ivana davanti al mare” parla di amore, di amori, di amanti, di guerra, di violenza, di scelte fatte e subite; anche di non scelte, di possibilità inespresse.
In poche parole, parla di vita, di storia e di storie nelle storie; di ricordi da ricostruire.
Parla di più di un epistolario, di lettere spedite e di difficili lettere mai spedite di cui non si sa se il destinatario ne sia mai entrato in possesso.
Probabilmente, lette dopo molto tempo da chi non avrebbe dovuto leggerle.
Parla anche di lettere occultate e di lettere palesate.
Parla di ricostruzioni a partire da frammenti di lettere per ricordare, per far emergere la propria storia familiare e capire chi siamo, a partire dal nostro stesso nome.
Quel nome che è nel titolo e che non appartiene alla voce narrante, protagonista, assieme a Ivana, in questa storia; in queste storie.
Tuttavia, a volte, la scelta dell’oblio è la più alta forma di rispetto per alcune persone e per la propria storia familiare ed è così che alcune lettere mai spedite sono affidate alle fiamme di un salvifico oblio.
C’è stata salvezza per il cuore di Ivana?
C’è stata salvezza per la sua mente che, mentre era “nella morte” (diverso da “essere per la morte” di heideggeriana memoria), sostituiva figure su figure in un eterno presente che tutto unisce e tutto confonde?
C’è stata salvezza per la sua seconda gravidanza?
C’è stata salvezza quando è stata presa con la forza e i suoi sensi han voluto abbandonarla come accade per i risvegli dopo sogni troppo angoscianti?
C’è stata salvezza per il suo amore e i suoi sensi di colpa?
C’è stata salvezza per il ricordo di un amante lontano, sbiadito, che ormai appartiene al passato, seppur presente nel proprio presente sotto altra luce?
La sapiente penna di Sergio Sozi ci restituisce in lingua italiana la poesia e la magia timida, eppur potente, di Veronika Simoniti.
Non ci troviamo solo dinanzi a una storia o più storie: ci troviamo dinanzi a una esperienza che ci cambia, ci fa riflettere, ci interroga e non ci lascia indifferenti.
Ivana di “Ivana davanti al mare” è attiva, rende attiva la nipote/voce narrante e, soprattutto, rende attivi tutti noi, protagonisti assieme a lei e legati a doppio filo in quell’ordito e in quelle trame, in quel maglione che tesse la storia.
Una storia che è anche guerra.
“Dopo la paura della normalità della guerra, c’è la paura della normalità”.
Come non fare propria questa frase, come non sentirla sulla propria pelle attraverso i racconti di un passato sempre presente?
“Senza ricordi non c’è tempo né spazio, senza ricordi non c’è mondo. Il mondo esiste solo a partire dal momento in cui ricordiamo di essere dentro di lui”.
In questa storia di nuovi inizi senza dimenticare il passato sta a noi comprendere cosa portare e cosa lasciare, come il mare che porta a galla cose sommerse e ne sommerge altre.
Perché così deve essere.
Ordito dopo ordito, trama dopo trama, come il mare, davanti al mare.