Recensione: “Io sono Mia”, la vicenda umana e professionale di Mia Martini
Una storia italiana. Questo potrebbe essere il sottotitolo di Io sono Mia, il lungometraggio su Mia Martini.
Arcitaliana è, infatti, la famiglia di provenienza, calabresi trasferiti nelle Marche, provincia al quadrato, oscurantismo sino alla violenza. Altrettanto italiano il contesto nel quale, inevitabilmente, ci si muove, tra piccoli atteggiamenti mafiosi, ritorsioni, sino ad arrivare al trionfo della superstizione, con il marchio di iettatrice che la accompagnerà sino ai suoi ultimi giorni.
Io sono Mia è anche un viaggio nella storia italiana: particolarmente ben descritto il panorama del clubbing anni 70, ben lontano dagli eccessi rappresentati nella serie Vinyl, ma comunque colorato e paradossalmente trasgressivo agli occhi di oggi.
Molte le licenze poetiche ed i riferimenti cambiati: ad esempio sono cambiati nomi e situazioni sia per quel che riguarda Renato Zero che Ivano Fossati, rispettivamente amico sin dall’arrivo a Roma ed importante storia d’amore con alti e bassi. Ciò è dovuto al fatto che i due hanno scelto di non essere citati nel film. Appaiono invece espressamente, i personaggi di Bruno Lauzi, Loredana Bertè (che del film è anche consulente) e Franco Califano.
La domanda che viene spontanea è: come se la cava Serena Rossi nei panni di Mia Martini? Si tratta di interpretare un personaggio complesso, dalle tante sfaccettature e dalla voce inconfondibile. L’attrice di Ammore e Malavita se la cava e riesce a portare a casa un risultato più che dignitoso, sebbene qua e là sembri un po’ fuori posto. Un plauso anche per l’esperta Lucia Mascino, del tutto credibile nei panni della giornalista dalla cui intervista si dipana la trama del film. Maurizio Lastrico fatica non poco nei panni non dichiarati di Ivano Fossati, ma forse per lui è davvero un confronto impari.
La musica, così come è stato nella vita di Mia Martini, ha il posto centrale in Io sono Mia. Non è proprio un musicarello, di quelli che Mia rifiuterà di interpretare, ma ci ammicca qua e là. Sicuramente è l’occasione per riscoprire veri e propri classici della musica italiana, da Piccolo Uomo a Minuetto, per concludere con Almeno tu nell’Universo, il brano del grande ritorno a Sanremo.
Io sono Mia è un titolo quanto mai azzeccato, che riesce a rimarcare l’unicità del personaggio Mia Martini e anche la ferma determinazione nel rimarcare un percorso umano, musicale e valoriale dal quale l’artista non si è mai discostata, scegliendo la coerenza e l’autonomia ad un facile successo cedendo alle sirene dei discografici. Il film che ne segue è un buon prodotto, firmato da Riccardo Donna, regista di grande esperienza televisiva e capace di uno stile documentaristico ma mai didascalico.
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