Recensione: “Il Testimone chiave” – La saggezza dei silenziosi e dei non ascoltati
In questa settimana di vacanza non potevo portare con me libro più idoneo a una lettura rilassata e scorrevole.
Il Testimone chiave di Sarah Savioli, edito da Feltrinelli, racconta di un’indagine in merito al presunto suicidio di un vecchio industriale, commissionata dai figli di quest’ultimo all’Agenzia Cantoni, che si avvale del talento investigativo e delle capacità speciali di Anna.
Grazie al dono dell’empatia e allo strano potere di parlare con piante e animali, Anna riesce, non senza difficoltà, comprese personali complesse dinamiche familiari, a venire a capo dell’intricata vicenda.
Il romanzo di Sarah Savioli risulta una lettura gradevole.
Il testo è ben scritto e accattivante.
Il racconto giallo è ben articolato e l’ironia è l’ingrediente che rende la trama leggera, nonostante sia fitta di personaggi e interazioni con la nostra protagonista.
La capacità di Anna di dialogare con piante e animali non banalizza in alcun modo il racconto, anzi lo avvalora.
I dialoghi con i non umani fungono quasi da insight introspettivi.
La saggezza dei silenziosi e dei non ascoltati nasconde acume e spirito di osservazione.
Con ironia essi avvalorano sempre una verità che palesemente sfugge agli umani.
Gli animali nel romanzo sono in pratica una sorta di “grillo parlante” e accompagnano nelle difficoltà della vita la nostra protagonista.
Le loro peculiarità sono esaltate e ironizzate, divertendo il lettore.
Il racconto della famiglia turbolenta di Anna, le piccole “sfighe” quotidiane, le difficoltà, la malattia del papà, le incomprensioni coniugali, ci avvicinano moltissimo al personaggio della protagonista, che riesce, grazie alle sue imperfezioni e alla sua fallibilità disarmante, a cogliere quelle altrui e attraverso queste a comprendere dinamiche ed elementi salienti per l’indagine.