Recensione: “Il tempo sacro delle caverne” – Uno squarcio discreto nel velo dei millenni
Il tempo sacro delle caverne
di Gwenn Rigal
Tradotto da Svevo D’Onofrio
Casa editrice Adelphi
“Il tempo sacro delle caverne” non è solo un saggio, sarebbe ingiusto e riduttivo.
Questo libro è cura, attenzione, amore per il proprio lavoro e dovizia di particolari.
Attraverso i dipinti delle caverne sappiamo qualcosa in più sull’autore, Gwenn Rigal, guida-interprete nella celebre grotta di Lascaux, che continua la sua opera di ricerca e di documentazione che mostra un’umanità passata non molto dissimile da noi e che sembra aver prodotto opere molto affini, seppur a tanti kilometri di distanza.
Assieme ripassiamo l’abbreviazione BP (Before Present, prima del nostro presente fissato per convenzione al 1950).
Per queste loro produzioni parietali, ci soffermiamo sui Sapiens o uomini di Cro-Magnon.
Gwenn Rigal ci mette subito in guardia su alcune nostre sovrastrutture che, al giorno d’oggi, diamo per acquisite: arte, cultura, religione.
Non era così per gli uomini di Cro-Magnon, o almeno non era così come noi, uomini del nostro tempo, intendiamo queste sovrastrutture.
Facendoci condurre per mano da questo libro-guida-sussidiario-racconto-enciclopedia mettiamo in discussione tutte le nostre certezze, frutto di reminiscenze scolastiche, sull’arte delle caverne.
Occorre fare tabula rasa per poter apprendere al meglio e ascoltare questa guida che ci parla attraverso queste pagine, cambiando, di volta in volta, tono di voce.
Sembra quasi di sentirle quelle parole intense e ragionate:
“…l’ipotesi della magia della caccia era potenzialmente applicabile solo a una piccola parte del corpus, essenzialmente pirenaico, e che mal si adattava a una visione organizzata e strutturata dell’arte delle caverne. Stesso discorso per la trance sciamanica. Al contrario, le pratiche sciamaniche o totemiche basate su storie mitiche, mi sembrano dotate di una maggiore potenza esplicativa. Che genere di miti? La maggior parte di essi resterà per sempre ignota, come «l’uomo di fronte al bisonte/all’orso» o «l’uomo crivellato di trattini». Possiamo osservare, nonostante tutto, che i temi legati alla fertilità si incontrano spesso negli insediamenti e nelle grotte decorate frequentati da Cro-Magnon. In diversi luoghi, uno squarcio discreto nel velo dei millenni suggerisce addirittura che i nostri antenati abbiano utilizzato certe grotte per esprimervi una sorta di racconto delle Origini. Forse credevano che la vita scaturisse dalle profondità delle grotte. Notiamo anche che l’arte parietale si distingue per un dialogo costante tra le raffigurazioni e i rilievi naturali delle cavità, all’interno delle quali sono frequenti le tracce di un contatto ritualizzato con la parete. Si impone allora allo spettatore l’idea di un mondo altro, situato dall’altra parte della roccia. Un mondo verosimilmente abitato dagli Spiriti, forse quelli degli antenati, forse quelli dei princìpi creatori. Riusciremo un giorno a saperne di più? Alcune ipotesi si rafforzeranno, altre saranno messe in discussione, ma le certezze sfuggiranno sempre agli studiosi.”
Appare ora più chiaramente il senso di frustrazione provato da Rigal come guida che in un percorso di soli 45 minuti si trova a dover sintetizzare il “come” e il “perché” di molte domande che gli sono rivolte di volta in volta.
Se per la prima domanda ci sono varie risposte tecniche abbastanza soddisfacenti, il “perché” apre una finestra su mondi interi di ipotesi e di interpretazioni a cui ci sono vari tentativi di risposta, che Rigal documenta, raccoglie, interpreta tramite questo libro, ben conscio che la ricerca va sempre avanti e che molte ipotesi potranno essere già obsolete al momento della pubblicazione. Eppure, per amore di conoscenza, va fatto, va documentata anche la propria stessa superabilità.
Quel che ci raccontano le caverne con le loro varie raffigurazioni coprono un arco temporale tra i 40000 e i 12000 anni fa e tali racconti sono diffusi, in modo curiosamente omogeneo, su un territorio eterogeneo molto vasto e che si estende dall’Atlantico agli Urali, costituendo la prima civiltà europea.
I 30.000 anni di differenza tra le raffigurazioni di alcune grotte non possono che aprire non poche domande che ci portano a provare a cercare di pensare come i nostri antenati, impresa molto ardua.
Ci sarà sempre qualcosa che ci sfugge, eppure non possiamo fare a meno di continuare a ricercare.
Come Rigal fa ogni giorno con il suo lavoro quotidiano.
E come ha fatto regalandoci un libro che è frutto di tanta passione e di ricerca minuziosa e instancabile.
Una missione, la sua, fatta di tempo e di un certo alone di sacralità: “Il tempo sacro delle caverne”.