Recensione: “Il richiamo del corno” – La terrificante possibilità
Il richiamo del corno
di Sarban
Roberto Colajanni Traduttore
Adelphi Editore
Avete mai pensato a cosa sarebbe successo se la seconda guerra mondiale fosse stata vinta dall’Asse, quali risvolti questo evento avrebbe fatto scaturire nel mondo?
Ebbene, Sarban (John William Wall) pubblica nel 1952 “Il richiamo del corno”, un libro, o meglio un romanzo, meglio ancora: il primo romanzo distopico su base ucronica.
Detto così sembra molto complesso, ma in realtà, la semplicità e allo stesso tempo la completezza del linguaggio del romanzo, fanno di questo, un piacevolissimo viaggio nell’ipotetico.
In esso si descrive una realtà dominata dal nazismo in seguito al proprio predominio e alla vittoria durante la seconda guerra mondiale. Un ufficiale della Marina britannica, si risveglia dopo centodue anni in questo mondo che non ricordava esistesse. Se vi state aspettando un romanzo che delicatamente cerca di sottolineare gli orrori del nazismo mi dispiace avvisarvi del contrario, Sarban, non si è assolutamente voluto risparmiare e in un’epoca dove la letteratura era molto più aperta e con meno filtri sociali, ci racconta una realtà nella quale lui, in parte, è vissuto, avendo sperimentato durante la sua vita gli orrori della guerra.
Un altro titolo con il quale venne pubblicato il libro fu “Caccia alta”, questo perché sin da subito, si è immersi in un luogo dove viene praticata per l’appunto la “caccia”, ma non come oggi la si immagina.
Gli ariani che festeggiano e si divertono dopo il successo bellico, travestono alcuni umani per loro di razza inferiore da animali, e, li mandano a nascondersi per poi essere ritrovati e… cacciati.
Personalmente ho trovato molto affascinante e spesso misto tra ermetico e diretto il metodo di comunicazione tra l’autore e il lettore, pur parlando di veri e propri terrori.
Potrebbe sembrare un ossimoro, è vero, proprio per questo lascio una citazione dell’autore a spiegare quello che ho provato leggendo “Il richiamo del corno”:
‘Non avevo mai visto una simile malvagità, una tale determinazione ad attaccare, nemmeno nei cani-poliziotto che le sentinelle tenevano nel nostro campo di prigionia’.