Recensione: Il punto più buio – quando il senso di giustizia porta alla follia
“Nel loro scambio di sguardi, nell’esatto momento in cui i due ragazzini si sono scontrati e incontrati, Luigi ha deciso di scendere nel pozzo nero in cui Giulio era rannicchiato per aiutarlo a tornare in superficie, ignorando che proprio in quel preciso istante Giulio Remondi stava risalendo da quel pozzo per poi correre lontano senza mai più voltarsi”.
Questo è “Il PUNTO PIU’ BUIO” di Mauro Zanetti (AltreVoci Edizioni) nato nel 1977 a Trento dove tuttora vive e lavora come insegnante di italiano e storia in un istituto professionale.
Un gruppo di ragazzini, di quelli che negli anni ’90 erano considerati “i più popolari” e che oggi invece verrebbero definiti “bulli”; tra loro il c.d. “sfigato” ovvero il rispettoso delle regole, educato, preciso, ubbidiente e che si trova all’interno del gruppo solo per volere e sotto la protezione del “Capo”, ebbene, in una sola sera del 1994 danno il via ad una fitta rete di fili che diventerà la ragnatela dei loro destini. Ogni parte coinvolta, vittima e carnefice, troverà il suo epilogo in un lasso temporale che abbraccia quasi 20 anni.
Mauro Zanetti, in questo thriller psicologico molto forte, affronta un tema quanto mai attuale al giorno d’oggi: il bullismo, la forza del branco, la follia del branco. Giovani, spesso di buona famiglia, che forse per noia o frustrazione sentono la necessità di dimostrare la propria superiorità e lo fanno utilizzando la forza e la violenza fisica e verbale sui propri coetanei, senza pensare ai danni che questo comportamento può causare sugli uni e sugli altri.
La storia, che si alterna tra eventi presenti e rimandi a specifici episodi del passato, è fluida e scorrevole e mantiene la giusta dose di tensione per tenere viva l’attenzione del lettore.
L’epilogo, momento culminante in cui la verità vera viene svelata, evidenzia come nella vita le persone non si conoscono mai davvero.
“Caro Morgan,
unico vero amico di una vita sprecata, [..…].
Ti voglio bene,
Luigi”.