Recensione: “Il primo caffè della giornata” – La felicità si nasconde ovunque
Il primo caffè della giornata
di Toshikazu Kawaguchi
traduzione a cura di Claudia Marseguerra
Garzanti Editore
“Cosa può cambiare, se non cambia niente?” è la domanda ricorrente che troviamo in questo romanzo dall’atmosfera onirica e suggestiva i cui personaggi hanno qualcosa in sospeso da risolvere.
Ecco perché si recano in una caffetteria di Tokyo dove è possibile, seguendo determinati riti e regole, fare viaggi nel passato o nel futuro.
I titoli dei 4 capitoli di cui è composto il libro -La figlia, il comico, la sorella minore e l’uomo che non sapeva dire “ti amo”- ci dicono chi sono queste persone che hanno il prepotente desiderio di entrare in contatto con coloro che nel bene o nel male avevano causato dei cambiamenti importanti nella loro vita.
Leggendo le motivazioni che inducono a compiere il viaggio nel tempo, il lettore interroga se stesso e, dalle approfondite analisi psicologiche di ciascuno di coloro che entrano in scena, si autoconvince che “dentro ciascuno di noi esiste la capacità di superare ogni genere di difficoltà”.
Alla suddetta domanda ricorrente si può dunque rispondere che “certe cose cambiano, anche se la realtà presente resta uguale” e la lettura del romanzo di Toshikazu Kawaguchi ha il potere di modificare il nostro modo di vedere la realtà e se stessi, soprattutto nei momenti bui.
Toshikazu Kawaguchi è nato a Osaka, in Giappone, nel 1971, dove lavora come sceneggiatore e regista. Con Finché il caffè è caldo, suo romanzo d’esordio, ha vinto il Suginami Drama Festival.