Recensione: Il Pesce del Tempo - l’esitazione è un problema Recensione: Il Pesce del Tempo - l’esitazione è un problema

Recensione: Il Pesce del Tempo – l’esitazione è un problema

Recensione: Il Pesce del Tempo - l’esitazione è un problema Recensione: Il Pesce del Tempo - l’esitazione è un problemaIl Pesce del Tempo
di Yael Artom
Voland Editore

“L’essere umano è così debole e complesso” è la frase che caratterizza questo romanzo, dal contenuto inquietante, che scava nel profondo dell’animo umano per comprendere i “labirinti della sua insicurezza”.

Protagonista è Adàutto, il contabile di una galleria d’arte contemporanea, un eterno indeciso e inizialmente restio ad accettare quel lavoro perché ritiene assurdo che “la contabilità e l’arte” possano stare insieme, ma poi si fa convincere dal titolare, che gli spiega in cosa consista il ruolo del gallerista nei confronti degli artisti.
Il vero protagonista del romanzo di Yael Artom è però il “Pesce del Tempo”, una scultura pensile di un eccentrico artista, interamente fatta di unghie, forse quelle del suo creatore, e da cui Adàutto è ossessionato, tanto che, quando, comprende di averlo perso e quindi di non aver più la possibilità di usufruirne a suo vantaggio, la parola “pesce” è ripetuta ossessivamente, producendo lo stesso effetto dell’anafora in poesia.

Ed è proprio con un linguaggio poetico di versi sciolti che si conclude il romanzo, nelle cui ultime due pagine viene riassunto in maniera suggestiva il contenuto dell’intero libro e quindi vengono esplicitate le caratteristiche dei due coprotagonisti: il Pesce del Tempo e il suo catalogatore.

Molto interessanti sono le pagine in cui vengono descritte le cliniche psichiatriche o le agenzie di comunicazione, con l’esposizione di “tecniche di intimidazione”, diretta o indiretta, fra cui il ritenere che “lo stress è positivo, è un pungolo” , da cui nasce la necessità di “farsi coraggio nei giorni difficili”.

Terminata la lettura di questo romanzo, si tira un sospiro di sollievo e si cerca di trarne insegnamento, perché Yael Artom indirettamente ci suggerisce ciò che nella vita non bisogna assolutamente fare: non lasciarsi dominare dagli eventi e comportarsi in maniera diametralmente opposta a quella di Adàutto, perché “l’esitazione è un problema”.

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