Recensione: “Il Nibbio”: un tributo cinematografico a Nicola Calipari
“Il Nibbio”, diretto da Alessandro Tonda, è un film che riesce a mescolare sapientemente la cronaca con l’emozione, offrendo un ritratto profondo di Nicola Calipari, interpretato da Claudio Santamaria. Ambientato nei ventotto giorni precedenti alla tragica morte di Calipari, il film racconta la sua missione per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, catturata in Iraq nel 2005.
La trama si sviluppa attorno alla figura di Calipari, un alto dirigente del SISMI, che s’impegna in una complessa negoziazione con i rapitori per riunire Sgrena alla sua famiglia. La narrazione non si limita a descrivere gli eventi, ma si sofferma anche sulla sua vita privata, rivelando un uomo devoto alla sua famiglia e alla giustizia, facendo emergere così la dualità tra la sua vita professionale e quella personale.
Il SISMI, Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare, ha giocato un ruolo cruciale nella liberazione di Giuliana Sgrena, il che ha portato a significative implicazioni politiche. Nicola Calipari, agente del SISMI, è stato il principale negoziatore incardinato nel recupero della giornalista rapita in Iraq. La sua missione si è conclusa tragicamente con la sua morte, colpito dal “fuoco amico” statunitense, mentre stava scortando Sgrena verso l’aeroporto di Baghdad.
La viabilità del SISMI si contrappone alle dichiarazioni statunitensi riguardo all’incidente: mentre l’America sosteneva che l’auto di Calipari viaggiasse ad alta velocità e non si fermasse a un posto di blocco, le testimonianze italiane, incluso quella di Sgrena, contestavano questa versione, affermando che l’auto non avesse ricevuto segnalazioni di arresto e che si stesse muovendo a una velocità moderata . Il governo italiano, rappresentato da Berlusconi all’epoca, si trovò a fronteggiare un grande dilemma diplomatico con gli Stati Uniti. Questa situazione complicò la narrativa politica, dal momento che l’operazione era guardata con sospetto in entrambe le nazioni. In Italia, si percepiva una forte esigenza di chiarire la versione dei fatti e ottenere giustizia per Calipari, mentre gli Stati Uniti tendevano a minimizzare l’incidente come un tragico errore.
Il regista Alessandro Tonda e lo sceneggiatore Sandro Petraglia hanno cercato di dare una visione sfumata di Calipari, lontana da ideologismi e retoriche, promuovendo un’immagine di un servitore dello Stato dedito alla giustizia e alla vita .
Le biografie e testimonianze di Calipari, invece, spesso si concentrano su aspetti più storici e politici, affrontando le sue operazioni di salvataggio di ostaggi e il contesto geopolitico dell’Iraq. Queste fonti evidenziano come Calipari fosse un professionista rispettato, la cui strategia era orientata alla protezione delle vite umane, contrariamente a un approccio più aggressivo. Le sue azioni sono spesso descritte in modo più dettagliato nelle cronache dell’epoca e nei testi di storici e giornalisti, che mettono in luce la sua visione geopolitica .
Il film, pur ricostruendo la vicenda di Calipari e Sgrena, non approfondisce completamente le dinamiche politico-militari, preferendo esplorare il mondo emozionale e familiare del protagonista. Questa differenza di approccio offre al pubblico due lati complementari: da un lato, una narrazione più intima e personale attraverso il cinema, dall’altro una visione storica e critica basata su testimonianze e documenti.
Un regista e un cast di talenti
Alessandro Tonda, già noto per il suo lavoro in “The Shift”, adotta uno stile di regia sobrio e incisivo, evitando le eccessive melodrammatiche tipiche di alcune produzioni . La sceneggiatura di Sandro Petraglia, ben ancorata a fonti storiche e dialoghi con la famiglia Calipari, riesce a mantenere un perfetto equilibrio tra l’aspetto umano e gli eventi drammatici, senza cadere nella retorica. Questo approccio rende il film accessibile, pur affrontando una realtà complessa.
Ne “Il Nibbio”, Tonda rivela un approccio maturo e consapevole nel raccontare una storia complessa e delicata. Il regista cerca di equilibrare elementi di azione e introspezione, declinando il film come un biopic piuttosto che una pellicola d’inchiesta, evitando di immergersi nelle controversie politiche associate alla vicenda di Nicola Calipari. La sua scelta di non approfondire le responsabilità storiche legate alla morte di Calipari, ma di concentrarsi sulla sua umanità, permette di costruire un racconto che celebra l’uomo e il suo sacrificio, rendendo il film un tributo affettuoso e rispettoso. Tonda utilizza strumenti visivi e narrativi che si raccordano efficacemente con il genere della spy story, mantenendo un ritmo incalzante. .
Claudio Santamaria offre una performance notevole, trasformandosi fisicamente per incarnare Calipari, perdendo dodici chili per rendere giustizia a una figura che, sebbene non possedesse una presenza fisica imponente, emanava un forte senso di responsabilità e umanità. Accanto a lui, Sonia Bergamasco nei panni di Giuliana Sgrena e Anna Ferzetti come Rosa Calipari completano il cast con interpretazioni che approfondiscono ulteriormente il ritratto di un uomo dedito al dovere e alla famiglia.
Aspetti tecnici e narrazioni coinvolgenti
Dal punto di vista tecnico, la fotografia di Bruno Degrave riesce a cogliere le atmosfere contrastanti tra l’Italia e l’Iraq, mentre il montaggio di Chiara Vullo, unito alla colonna sonora di Paolo Vivaldi, accompagna lo spettatore attraverso i momenti di tensione e riflessione.
La fotografia di Bruno Degrave in “Il Nibbio” gioca un ruolo fondamentale nel delineare le differenze tra gli ambienti italiani e iracheni. Elementi specifici includono l’uso di colori e luci che riflettono le atmosfere uniche di ciascun contesto. In Italia, la cinematografia tende a utilizzare tonalità più calde e luminose, creando un senso di familiarità e sicurezza, mentre in Iraq, le immagini sono caratterizzate da toni più freddi e saturi, che suggeriscono pericolo e tensione.
Le riprese in Iraq mostrano spesso paesaggi aridi e desolati, con una profondità di campo che enfatizza l’isolamento dei protagonisti. Al contrario, le scene italiane possono presentare ambienti più affollati e vivaci, riflettendo la vita quotidiana. Degrave utilizza anche composizioni che mettono in risalto l’angolazione e le ombre per accentuare il dramma nelle situazioni di crisi, contribuendo a una narrazione visiva che distingue nettamente i due contesti.
Il montaggio di Chiara Vullo in “Il Nibbio” è fondamentale per accentuare il pathos e la tensione del film. Utilizzando tecniche come il montaggio alternato e il ritmo serrato, Vullo riesce a creare un senso di urgenza e coinvolgimento emotivo. Le sequenze di azione sono accostate a momenti più lenti e introspettivi, permettendo allo spettatore di respirare tra un climax e l’altro, mentre le tensioni della narrazione vengono amplificate.
Inoltre, l’uso di tagli rapidi durante le scene di conflitto e le trattative sottolinea l’incertezza e il pericolo, mantenendo il pubblico sull’orlo del seggiolino. Questa combinazione di ritmo incalzante e pause riflessive contribuisce a costruire un’atmosfera di tensione continua, facendo emergere il sacrificio e l’umanità del protagonista, Nicola Calipari. I dettagli del montaggio, come l’inserimento di flashback e il ricorso a sequenze oniriche per evidenziare lo stato emotivo dei personaggi, aggiungono ulteriore profondità alla narrazione, creando un’esperienza cinematografica che va oltre il semplice racconto di eventi storici.
La colonna sonora di “Il Nibbio” gioca un ruolo fondamentale nel creare l’atmosfera del film, accompagnando gli eventi drammatici e le emozioni dei personaggi. Vivaldi ha lavorato a stretto contatto con il regista Alessandro Tonda, mirato a sviluppare suoni che evocassero autenticamente il contesto iracheno in cui si svolgono gli eventi.
La musica di Vivaldi riesce a mescolare profondità emotiva e tensione narrativa, contribuendo a mantenere alta l’attenzione dello spettatore e a riflettere le complesse dinamiche del personaggio principale, Nicola Calipari, interpretato da Claudio Santamaria. Con un uso sapiente di strumenti acustici e elementi elettronici, la colonna sonora offre un’immersività che arricchisce l’esperienza visiva del film, permettendo al pubblico di penetrare nel dramma umano e nei dilemmi morali affrontati dai protagonisti.
Grazie a queste scelte musicali, Vivaldi riesce a guidare lo spettatore attraverso un viaggio emotivo, rendendo ogni scena più incisiva e connessa ai temi di giustizia e sacrificio presenti nella storia . La sua capacità di creare un legame emotivo con gli ascoltatori amplifica l’impatto del racconto e sottolinea la tragicità degli eventi.
L’efficacia della narrazione, combinata con una regia che pone attenzione ai dettagli umani, contribuisce a rendere “Il Nibbio” non solo un film di denuncia, ma anche una storia di coraggio e sacrificio, capace di sollevare interrogativi sul significato dell’eroismo.
“Il Nibbio” è un tributo sincero a Nicola Calipari, un uomo che ha fatto del suo dovere una missione. Con il suo mix di azione, dramma e introspezione, il film riesce a coinvolgere e a far riflettere, rappresentando un importante capitolo della storia italiana recente.