Recensione: “Il naso o la cospirazione degli anticonformisti” – Un regista che guarda più in là del proprio naso
Il film del Maestro del cinema d’animazione Andrey Khrzhanovsky
egime staliniano
Film della Critica del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI
Premio della giuria ai festival d’animazione di Annecy e Zagabria
Giovedì 5 maggio arriva nei cinema italiani Il naso o la cospirazione degli anticonformisti, film di animazione del veterano Andrey Khrzhanovsky, tratto da uno dei racconti più famosi della letteratura, “Il naso” di Nikolaj Gogol’, e dall’omonima opera buffa di Dmitrij Šostakovič. Il film è distribuito da Double Line in collaborazione con Lo Scrittoio.
Ci sono quelle persone che non hanno paura di sperimentare. Quelle persone curiose, perché a naso sanno riconoscere le cose buone. Quelle persone che ficcano il naso dappertutto e che mettendo il naso fuori di casa, ampliano i propri orizzonti.
Queste persone a volte diventano registi e creano un film insolito e complesso che funziona a strati come una cipolla o una matrioska, con più livelli di lettura e di godimento.
Nel corso del 21° secolo, cominciarono ad apparire sempre più giovani registi che avevano qualcosa da dire. A naso, una delle personalità più straordinarie del cinema russo può essere considerato Ilya Khrzhanovsky.
Oggi il regista ha più di 80 anni e dedica il suo film Il naso o la cospirazione degli anticonformisti “…a quei pionieri e innovatori dell’arte e della scienza che ebbero il coraggio di andare controcorrente”.
Khrzhanovsky medita sulla realizzazione del progetto per decenni, da quando il suo amico e compositore Šostakovič, ormai anziano, gli concesse in esclusiva il permesso di utilizzare le sue musiche per trarne un’opera visuale.
Il risultato è uno straordinario film di animazione che celebra tutti coloro che possono definirsi anticonformisti, tutti coloro che ebbero naso e che si opposero alle imposizioni culturali del regime staliniano subendone le persecuzioni.
Un’opera postmoderna, con continui riferimenti alla musica classica e alle arti figurative, un vero carosello meta-testuale, realizzato con diverse tecniche e stili, il disegno, il collage, gli inserti live degli operatori intenti a “creare” il film e i preziosi filmati d’archivio che connotano temporalmente l’opera.
Allora, qual è il nucleo di un film così incredibile? Il tema principale parte dalla storia di Gogol’ “Il naso” dove il messaggio sottinteso e strisciante è quello della perdita di un pezzo del proprio “Io”, probabilmente avvenuta sotto l’influenza di spiriti malvagi.
Il ruolo organizzativo nella trama è assegnato al motivo della persecuzione, ma mentre in Gogol’ non è mai dichiarata l’incarnazione specifica del potere soprannaturale, nel film il potere colpevole è quello politico.
La fantasia caleidoscopica e il senso di lieve inquietudine del film catturano letteralmente lo sguardo fin dalle prime immagini.
Siamo su un volo di linea e tra le file sono seduti esponenti del panorama culturale russo e non solo, tra essi c’è anche Tonino Guerra. Ognuno può guardare sul piccolo schermo che ha davanti il proprio film. Tra essi c’è il regista e proprio lui introduce in una conversazione “Il naso” di Gogol.
La scelta dell’incipit è così motivata da Khrzhanovsky: “Sentivo che sarebbe stato impossibile comporre l’intero film con una sola tecnica. Così pensai che un aereo con più proiezioni fosse lo spunto perfetto per introdurre la combinazione di diversi stili e tecniche di animazione. Per me era altrettanto importante mostrare quante persone meravigliose mi circondano, mostrare una direzione comune verso la quale ci muoviamo.”
Il film è diviso in tre parti distinte, tre parti chiamate sogni.
Senza svelare troppo, è all’incirca così: siamo a San Pietroburgo, (infatti Il Naso è contenuto nella raccolta Racconti di Pietroburgo), a inizio-metà ottocento. Un mattino il barbiere Ivan si sveglia e decide di fare colazione con pane e cipolla. Tra un insulto e l’altro con la moglie, che se mangi cipolle a colazione non puoi pretendere certo molto di meglio…, inizia a tagliare il pane e ci trova dentr un naso! E non un naso qualsiasi, bensì il naso di un suo cliente: l’assessore di collegio Kovalév. Il barbiere decide subito il da farsi: esce di casa e si sbarazza del naso.
Intanto l’ignaro assessore di collegio si sveglia senza naso, e per lui sì che è un problema. Era venuto a Pietroburgo con uno scopo, e precisamente quello di cercare un posto conveniente al suo grado: se possibile di vice governatore e, quale “vice governatore” va in giro senza naso? Perdere il naso significa perdere la reputazione di uomo integro ed elegante, non sta bene. E sta ancora meno bene quando il tuo naso, fino a poche ore prima sotto il tuo controllo, prende e comincia ad andarsene in giro in carrozza per le vie della città, con un’uniforme dorata e un cappello di piume.
Questo segmento del film è un piccolo capolavoro, ridicolizza il genere umano intero, grottesco nei suoi affanni, impegnato a rispettare formalismi senza fondamento, a inchinarsi a un naso solo perchè è in divisa.
Un nonsense dopo l’altro, il film va avanti, ironico, a tratti pungente, elegante e scorrevole, con quella sensazione di essere presi in giro dall’inizio alla fine per alleggerire nel contempo il fragore della denuncia senza sconti alle autorità.
Si arriva così a raccontare dell’amicizia tra lo scrittore russo Michail Bulgakov e Stalin. Nessun teatro è disposto a mettere in scena i testi dell’autore e pagarlo per ciò che ha scritto, così Bulgakov decide di inviare una lettera al capo di stato denunciando la difficile situazione in cui si trova.
Una sottile inquietudine mista a incanto e sorpresa. Non sai mai cosa ti aspetta, cosa il regista mette in scena per te. Così sollecitato dal mistero e dall’incertezza, lo spettatore vede intrecciarsi il vero e il fantastico nel modo più inconcepibile. Una vera e propria rivoluzione dello sguardo filmico.
Nell’Urss, in piena fede marxista e considerando la cultura una sovrastruttura dell’economia, a colpi di gulag si convinsero gli artisti e i pittori modernisti a tornare al realismo figurativo mettendosi al servizio del proletario che doveva essere accompagnato nella sua crescita, non sobillato da modelli perversi.
Il film cogliendo il senso tragico di questa Storia, decide la sua rivoluzione, racconta e denuncia la ciclica ricaduta nella repressione politico/ideologica in Russia e ribadisce il ruolo delicato e centrale della cultura. Gogol’ del resto era ucraino, forse nel momento storico che stiamo vivendo val la pena ricordarlo…
Una lezione importante, un film coraggioso, contro tutti coloro che arricciando il naso schizzinosi di fronte alla realtà e non vedendo spesso più in là del proprio naso, con le loro convinzioni sbagliate, vengono dal regista messi alla berlina con un’opera d’arte cinematografica pura e cristallina che li lascia con un palmo di naso.