Recensione: “Il medico che scelse di morire”- Medical thriller o denuncia del sistema sanitario?
In un momento storico particolare come questo pandemico, in cui è evidente che dubbi e paure abbiano portato molte persone ad intaccare la propria fiducia nella scienza e nella medicina, una lettura come quella de “il medico che scelse di morire” , edito da Paesi Edizioni, induce a numerose riflessioni.
Il romanzo di Luca Speciani si situa a metà strada tra un medical thriller e un saggio e racconta di un medico neolaureato, Matteo Rinaldi, che fonda una sorta di team con colleghi scettici nei confronti della medicina convenzionale, insieme ai quali tenterà di disturbare gli interessi delle aziende dell’industria dolciaria e farmaceutica, mettendo a rischio addirittura la propria vita e finendo per diventare vittima di un complotto ai suoi danni.
La lettura è certamente scorrevole, ma l’intreccio narrativo fatica a coinvolgere, sia per quanto concerne la vicenda legata al complotto, sia per le ragioni con cui vengono argomentate critiche alla medicina.
I casi clinici descritti sono spesso decontestualizzati e questo determina una certa forzatura in negativo nel descrivere i meccanismi d’azione dei farmaci criticati e anche una certa imprecisione.
Nonostante l’autore abbia tentato di sfiorare temi romantici e di libertà sessuale per arricchire il racconto e rendere audace il protagonista, li ha inseriti un pò a caso, in modo frettoloso e decontestualizzato, tra uno zucchero e un antinfiammatorio, risultando un tantino lezioso e a volte anche non pertinente.
Importante e positivo invece è il desiderio palesato dall’autore, che la medicina si avvicini maggiormente all’essere umano nella sua interezza, senza considerarlo un numero o identificarlo solo con la sua patologia o i suoi sintomi.
Il suggerimento relativo alla proposta di uno stile di vita più salutare, intenzione nobile e giusta, poteva essere approfondito nei contenuti, forse più della critica all’utilizzo sconsiderato dei farmaci, fin troppo presente nel racconto, tanto dal sembrare esserne lo scopo ultimo.
Lo scenario del nostro sistema sanitario nazionale e dei medici in generale, infatti, ne esce catastrofico.
I richiami alla realtà sono marcati: verosimili contesti e nomi, tanto da connotare il testo, in modo forse troppo esclusivo, più verso una critica alla medicina tradizionale, che verso una storia di fantasia .
La corruzione in sanità, tema principale del libro, è un argomento molto delicato.
L’autore non introduce un contraddittorio e nessun eroe positivo “dall’altra parte della barricata”, che possa magari indurre il lettore a riflettere e non a condannare in toto o prendere una posizione definitiva.
Del resto i thriller più riusciti sono quelli in cui, del colpevole o dei colpevoli sono evidenziate luci ed ombre, in modo che il lettore partecipi al racconto e non lo subisca, suggestionandosi e diventando dunque protagonista attivo della lettura e delle considerazioni personali ad essa correlate.
Il lieto fine, sorprendente, appare come un guizzo di positività ed una scelta saggia dell’autore, che nobilita la figura del protagonista senza scadere nell’ovvio.
Luca Speciani, medico chirurgo dal 2010, ma già laureato in Scienze Agrarie (e operante come alimentarista) fin dal 1986, si occupa di medicina, alimentazione e agricoltura naturale. Coautore di DietaGIFT, un approccio alimentare detto “di segnale”, basato sui segnali ipotalamici di ingrassamento e dimagrimento, ha sviluppato nel tempo un approccio terapeutico originale (detto “medicina di segnale”) che unisce movimento fisico, alimentazione, integrazione mente-corpo e minor uso possibile di farmaci, raccogliendo in parte l’eredità del padre Luigi Oreste, noto medico psicosomatista.