Recensione: “Il mare è rotondo”. Quel sogno di raggiungere l’Italia, senza un motivo preciso
“Il mare è rotondo”, primo romanzo dello scrittore Elvis Malaj, edito da Rizzoli, è una storia spiazzante, ironica, esplosiva.
Quella tra Ujkan e l’Italia è una relazione complicata. Andarci è sempre stato lo scopo della sua vita, ma il motivo non se lo ricorda più. Quando aveva undici anni aveva provato a raggiungerla mescolandosi ai profughi kosovari, ma sua madre era riuscita a scovarlo un attimo prima che s’imbarcasse.
Da allora, tutta la sua esistenza è stata un susseguirsi di tentativi falliti: l’ultima volta non ha fatto neanche in tempo a bagnarsi i piedi. “Non me la sento”, ha detto allo scafista incredulo, ed è rimasto sul gommone fino a casa, in Albania. Adesso ha davanti una lunga estate fatta di attesa, lavoretti malpagati e progetti imprenditoriali assurdi insieme ai soliti amici – Sulejman, intento a comporre un romanzo su una vecchia macchina da scrivere piazzata nel cortile, e Gjokë, che si divide tra il bar e il biliardo senza mai togliersi giacca e cravatta.
C’è anche Irena, bellezza in bicicletta: Ujkan la insegue, la sogna, la cerca, lei minaccia di sparargli ma poi non spara mai. Mentre l’Italia resta sullo sfondo, raccontata da tutti senza che nessuno abbia davvero voglia di andarci, Elvis Malaj ci trascina in un gioco letterario spassoso e raffinato, in cui tra depistaggi, giri a vuoto e false partenze si diverte a stupire i lettori e li accompagna, con la sua voce originalissima, verso l’inatteso, scoppiettante finale.
“Il mare è rotondo”, racconta della difficile situazione che si trovano a vivere ogni volta i cittadini stranieri che vogliono raggiungere l’Italia alla ricerca della felicità, del lavoro, ma soprattutto per poter vivere una vita dignitosa cosa che non è possibile nei loro paesi di origine, ma molte volte questo “sogno italiano” è solo un dogma.
Elvis Malaj, in una scrittura lineare e semplice, descrive in 240 pagine tutto quello che accade in questo concatenarsi di eventi, lasciando l’Italia nella sua mente come un dolce ricordo.
“Sono un cantastorie, scrittore. Non sento di avere qualcosa di importante da dire. Ho semplicemente delle storie, sono appassionato di storie”, si definisce così Elvis Malaj, ma noi abbiamo bisogno di questi racconti così travolgenti ed esplosivi.
Elvis Malaj, è nato a Malësi e Madhe (Albania) nel 1990. A quindici anni si è trasferito ad Alessandria con la famiglia e oggi vive a Belluno. È stato finalista al concorso 8×8, e ha pubblicato racconti su effe e nella rassegna stampa di Oblique.
Ha esordito con la raccolta di racconti “Dal tuo terrazzo si vede casa mia”, selezionato al Premio Strega 2018, racconta di un invito a venire dall’altra parte, a scendere di casa e passare per quella strada. Un’istanza di condivisione e meticciato, di sguardo altro, di cui sentiamo il richiamo.
Questo è il suo primo romanzo.