Recensione: Il “Manifesto controsessuale”, teoria e pratica di una rivoluzione di “genere”
Ci sono persone che non si sentono né maschi, né femmine. Passano vite intere a cercare di affermare la loro identità. Il loro problema? Una società che ragiona con un sistema binario.
Una società anestetizzata nelle attuali categorie politiche e sociali dell’appartenenza a un sesso, solo all’apparenza rassicuranti.
La parola sesso ha origine nella radice latina sec- del verbo secare = tagliare, separare, in senso più lato, distinguere (il maschio dalla femmina). Queste due ultime interpretazioni, diversamente dalla prima, insistono sulla differenziazione di genere, evidenziando come il termine sesso sia intimamente legato alla dipolarizzazione femmina-maschio.
A vent’anni dalla prima edizione, Paul B. Preciado torna in libreria, con una versione totalmente aggiornata, del “Manifesto Controsessuale” (pubblicato da Fandango Libri), supportato dagli studi di Derrida, Foucault, Haraway, Butler e Deleuze, l’autore parte dall’affermazione che il dildo precede il pene, l’artificio quindi prevale sulla natura, e pone le basi per nuove pratiche di liberazione sessuale, dei veri e propri “esercizi” per ritracciare la mappa della sessualità.
In tal senso il testo è un’opera dissacrante diversa in tutto da quanto di già scritto sul tema. é ironica, sarcastica, ma di quel sarcasmo che lascia il retrogusto amaro delle sottili speculazioni filosofiche.
Il percorso del lettore si snoda dalla curiosità divertita, allo sgomento, fino a giungere a una illuminata percezione delle contraddizioni legate alla nostra visione della sessualità. Stereotipata, precostituita.
Preciado non parla più di maschile e femminile, ma di corpi o soggetti parlanti.
La sua è una vera e propria dichiarazione di guerra, è una strategia di resistenza al dominio eterosociale, è un controsistema che supera il binomio sesso/genere per rafforzare il potere delle devianze.
In quest’ottica, il compito prioritario è lo studio degli strumenti e degli attrezzi sessuali che stabiliscono un legame tecnologico tra corpo e macchina, con l’intento di denaturalizzare e quindi superare i concetti di sesso e genere. Si compie uno studio sistematico sulla loro evoluzione e sul loro uso nel passato partendo dall’olisbos dell’antica Grecia: “un’imitazione del membro virile”, fino ai più moderni strumenti del piacere. Avreste mai detto che il famoso marchio Kellog degli ancor più famosi cereali, produceva un tempo il precursore degli attuali vibratori? E che Sade avesse, prigioniero nella Bastiglia, un dildo cavo in legno con cui si procurava piacere e al cui interno nascondeva il suo manoscritto “Le 120 giornate di Sodoma” per evitare che lo trovassero i carcerieri, lo sapevate?
Tutto il libro suggerisce un processo di “riscoperta di sé”, di ciò che si è, limiti, desideri e orizzonti, con un seguente percorso di liberazione, e di responsabilizzazione sessuale. è un manuale maniacale, quasi “scientifico” che insegna a superare tutti i vincoli e le limitazioni di ciò che può essere fatto al corpo e con il corpo.
Si mette così in discussione l’esistente e la sua presunta naturalità e immodificabilità.
Tutto questo passa dal corpo alla scrittura, e compie una sperimentazione su entrambi. Lo stesso autore è un corpo-ricettore, un corpo mutante, prima ancora che maschile o femminile. Come quello di tutti noi in fondo, in diverse misure.
Se cambi tu, cambiano anche gli altri? Nella realtà se tu cambi, cambi tu.
Certo, si fa parte, sempre, di un qualche sistema ma ci vuole una forza enorme, a cambiare un intero sistema, dipende dal quantitativo di energia di cui siamo capaci o dalla continuità con la quale reiteriamo il nuovo comportamento. Quindi fare gli “Esercizi”, simulare l’orgasmo per 10 secondi, o masturbare un braccio o una gamba, è una vera e propria rivoluzione che codifica la visione contemporanea del trans genere.
Quindi se tu cambi, cambi tu, il tuo modo di vedere le cose e rispondere / agire nel mondo.
Cambiano la qualità di scelte che prendi e le possibilità che hai.
Cambiare te, d’altronde, è l’unico modo per portare un cambiamento, se proprio insisti, anche attorno a te.
Ognuno ha la propria strada, diversa, con i propri tempi.
La cosa migliore che si può fare è averne rispetto.
Per la sua carica eversiva, per la libertà di espressione e di linguaggio, per la sua malcelata condanna al sistema vigente, questo libro è sconsigliato al lettore che non vuol rischiare di andare oltre i modelli sessuali tradizionalmente imposti, che non vuol rinunciare alla sua condizione naturale di uomo o donna, che non ha pretese di riconoscere sè e gli altri semplicemente come corpi viventi e varcare la soglia della libertà della controscienza. Per tutti gli altri: leggetelo e divertitevi, come si divertiva Sade col suo dildo/manoscritto.
Che un libro possa essere anche uno strumento di diletto erotico è la rivoluzione più ardita.
Paul B. Preciado, nato Beatriz Preciado (Burgos, 11 settembre 1970), è un filosofo e scrittore spagnolo il cui lavoro si concentra su pratiche e teorie in materia di biopolitica, sessualità, pornografia, architettura e teoria queer. Nel 2014 ha annunciato pubblicamente di aver intrapreso un percorso di transizione quindi, da gennaio 2015, adotta il nome Paul mantenendo Beatriz come secondo nome.
Insegna storia politica del corpo, di teoria di genere, e la storia della prestazione nell’Università di Parigi VIII e dal 2014 scrive per Internazionale.
Il suo libro Pornotopia (Fandango Libri, 2011) è stato finalista del Premio Anagrama come miglior saggio in Spagna e ha vinto il premio Sade in Francia.
Scrive di sè: “Mi capita ancora, ma più raramente di prima, d’incontrare qualcuno che si ostina a chiamarmi con un nome femminile, o che si rifiuta di chiamarmi con il mio nome, quest’altro nome che è ormai il mio.”