Recensione: "Il falò del Saraceno" - Una storia con la musica giusta Recensione: "Il falò del Saraceno" - Una storia con la musica giusta

Recensione: “Il falò del Saraceno” – Una storia con la musica giusta

Recensione: "Il falò del Saraceno" - Una storia con la musica giusta Recensione: "Il falò del Saraceno" - Una storia con la musica giustaIl falò del Saraceno
di Alessandro Sbrogiò
Bookabook Editore

“Se vuoi raccontare una storia in un momento preciso della Storia devi usare la musica giusta”, è l’interessante frase contenuta nella prefazione di Ferdinando Molteni al romanzo di Alessandro Sbrogiò, con la quale capiamo subito cosa ci apprestiamo a leggere: un giallo-noir in cui luoghi, personaggi e fatti sono tutti collegati alla musica.

L’autore, essendo un esperto in campo musicale, in questa sua opera ci offre, infatti, uno spaccato degli anni 60 e 70, durante i quali nascevano le prime radio e tv private e si stava sempre più affermando una musica alternativa. Sono citati, quindi, i gruppi musicali allora in voga e si fa riferimento ai loro testi, che ben caratterizzavano le generazioni di quegli anni, sfiduciate nel futuro, desiderose di partire per mete lontane, consapevoli di essere ingabbiate “in un sistema che decide tutto” e quindi con la perenne voglia di protestare.

Il romanzo “Il falò del Saraceno” è un giallo in quanto la storia narrata ruota intorno a un fatto delittuoso avvenuto nel 1950 ma i cui contorni non sono mai stati chiariti e che quasi trent’anni dopo un gruppo di giovani desidera risolvere, improvvisandosi detective.

Non è però soltanto un giallo, ma anche la puntuale descrizione di un periodo buio della nostra storia, in cui proliferavano movimenti che predicavano la rottura con le generazioni precedenti, anche in maniera violenta.

Non mancano le riflessioni ambientaliste in relazione all’impianto di una raffineria di petrolio nella Sicilia degli Anni 50, un polo industriale che “significava posti di lavoro per tutti i disoccupati del paese”, ma che ben presto si rivelerà fonte d’inquinamento irreversibile. In tutto il romanzo, si fa riferimento alle “torri di metallo” che “si riflettevano sul golfo, mentre le ciminiere sputavano lingue di fuoco che si tramutavano in colonne di nero fumo” e il lettore non può non chiedersi, insieme ai personaggi del romanzo, se la decisione di installare quell’impianto abbia determinato non la fine della disoccupazione, ma l’inizio di una tragedia che avrebbe deturpato per sempre le bellezze naturali dell’isola.

“La musica è tutto!”
e “L’arte ci aiuta a pensare liberamente”, sono le frasi emblematiche che riecheggiano nella mente e nel cuore nei personaggi di questo romanzo giallo-noir-thriller, a cui non manca, quindi, la sorpresa finale!

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