Recensione: “Il detenuto zero” ,tra intrighi di potere e le contraddizioni insite nelle società multiculturali
“…quanti sono i numeri primi il cui immediato successivo è un quadrato perfetto?”
Non è solo un enigma matematico, di quelli che ti tengono svegli mordendo un lapis e scribacchiando e cancellando nervosamente formule e calcoli per trovarne la soluzione.
La soluzione è a portata di pagina nel bel romanzo giallo Il detenuto zero di Yiannis Karvelis edito da Voland.
A dare la soluzione è un ragazzino che una volta cresciuto diverrà uno dei protagonisti del racconto che si legge d’un fiato per l’attualità dei contenuti e la particolarità di alcuni tratti stilistici. Abilmente l’autore riesce a coniugare la letteratura e la matematica, creando una storia che pur essendo piacevole e intrigante, diventa una sfida impegnativa in alcuni passaggi tecnici.
Per comprendere l’originalità di questo libro, bisogna partire dall’autore, il greco Karvelis. Nato a Calamata, si laurea in ingegneria elettrotecnica. Oltre a lavorare come ingegnere scrive quattro libri di narrativa, in ognuno di essi la matematica si intreccia con una trama da romanzo giallo.
George Mantos, Ravi Zatamaran e Chandra Guipure sono giovani, brillanti matematici, immigrati di seconda generazione negli Stati Uniti. Siamo nell’America del 2009.
Siamo nel clima dopo l’attacco alle Torri Gemelle, un cambiamento epocale, tra intrighi di potere e le contraddizioni insite nelle società multiculturali.
Vicino alla città di Hampton c’è una base militare aeronavale, Langley.
Al suo interno si è costruito un carcere di massima sicurezza a cui è stato dato il nome di Isolamento. Per elaborare i sistemi elettronici di controllo del nuovo carcere, vengono assunti proprio i tre ragazzi, geni matematici, un greco e due indiani.
Il lavoro è quasi terminato, ma George comincia a porsi dei problemi etici e dopo essersi consultato con i suoi colleghi e con il loro ex professore, il dottor Blackhead, (il ragazzino della formula), decide di contattare segretamente un giornalista per far trapelare alcune informazioni e mobilitare l’opinione pubblica affinché il carcere non entri mai in funzione. Intercettati dai servizi segreti, la loro storia diventa strumento di alcuni esponenti del gruppo dei “patriots”, che approfittano dell’occasione per imbastire una teoria di congiure e complotti antiamericani e rinfocolare la paura del terrorismo.
Arrestati, saranno proprio loro ad inaugurare il nuovo carcere, Isolamento. L’operazione arriva in un momento perfetto, visto che la Presidente e i suoi cercano un pretesto per rilanciare il Patriot Act, il piano nazionale antiterrorismo e i tre ragazzi “non americani” sembrano ideali per incarnare il capro espiatorio.
Ma i tre, dopo pochi giorni di detenzione, contrariamente a ogni aspettativa, forzando il sistema di controllo del carcere, riescono a evadere!
Il nuovo enigma da risolvere è dunque questo: come è stato possibile?
Inizia un processo militare, secondo l’accusa, i detenuti non avrebbero potuto forzare il sofisticato sistema di controllo di Isolamento se non con un aiuto esterno, da parte proprio dei militari addetti alla consegna dei pasti.
In realtà , i detenuti, proprio per le loro capacità di logica, erano perfettamente in grado di superare il sistema, ingannandolo, senza bisogno di alcun aiuto esterno e senza parlarsi tra loro, esclusivamente sulla base di ragionamenti matematici.
Questo è quanto sostiene la difesa rappresentata dall’acuta Dora Campbell, che accoglierà l’aiuto inaspettato proprio del dottor Blackhead. La sfida è far comprendere a tutti che il ragionamento di questo testimone della difesa sia verosimile.
“…abbiamo tre aspiranti fuggiaschi che scelgono a caso tra quattro numeri. Ognuno ha in effetti una possibilità su quattro di azzeccare la scelta giusta, ma tutti insieme hanno una probabilità composta di 1/4×1/4×1/4, cioè di 1/64, che corrisponde a circa l’1,5%.”.
La logica matematica diventa la vera protagonista di questo thriller, molto divertente anche per chi ha poco amato la matematica sui banchi di scuola.
Il libro letteralmente “dà i numeri”! Parlando di matematica in modo curioso, rivalutando questa materia, e donandole il fascino che, se solo conosciuta un po’ meglio, può suscitare.
Un accenno merita anche la sapiente traduzione del romanzo, che proprio per i suoi tecnicismi, non deve essere stata impresa semplice.
Il merito va a Giuseppina Dilillo, traduttrice, nata a Matera nel 1962. Laureata in lingue straniere: francese, che amava e studiava sin da bambina, inglese quasi un dovere, e greco moderno perché lo considerava difficile da apprendere come autodidatta.
Nel 1992, si è trasferita in Grecia. Ha vissuto dieci anni nella città di Mitilene sull’isola di Lesbo dove ha aperto una scuola privata di lingue straniere.
Dal 2003 vive nella città di Kos.
Come accade ogni volta, l’amore sapiente per il proprio operato produce piccoli capolavori.