Recensione: Il cielo è un migliaio di stelle - Il regno del grande fiume e i suoi protagonisti Recensione: Il cielo è un migliaio di stelle - Il regno del grande fiume e i suoi protagonisti

Recensione: Il cielo è un migliaio di stelle – Il regno del grande fiume e i suoi protagonisti

Recensione: Il cielo è un migliaio di stelle - Il regno del grande fiume e i suoi protagonisti Recensione: Il cielo è un migliaio di stelle - Il regno del grande fiume e i suoi protagonistiGiorgio Venturini con il suo Il cielo è un migliaio di stelle edito da Mursia ci porta in Egitto in un periodo storico molto particolare, quello in cui imperversava l’eresia amarniana.
La venerazione del Dio Aton, raffigurato come un sole che con i suoi raggi irradia la famiglia reale, introdotta con determinazione dal faraone Akhenaton rispecchiò per l’Egitto un periodo nuovo, identificabile anche da un punto di vista artistico in modo atipico, emancipando la reggenza dal potere assoluto dei sacerdoti del Dio Amon.
Il romanzo, inserito in questo contesto storico in maniera impeccabile e precisa, ben scritto, ci appassiona con le vicende della famiglia reale e ci avvicina a personaggi storici irragiungibili anche per mezzo delle loro vicende sentimentali, come ad esempio quella tra Tutankhamon e Ankhesenamon, la sua giovane sposa.
Le vicende intime dei personaggi del romanzo e il racconto delle loro relazioni li allontanano dalle nostre immagini iconografiche e mitizzate e li umanizzano.
La storia che leggiamo potrebbe essere una storia ambientata in qualunque contesto storico a riprova del fatto che le pulsioni e i sentimenti degli esseri umani sono immutati nei secoli.
Se da un lato questo aspetto rischia di appassionare poco alle circostanze, consente però di inquadrare molto bene il contesto storico, in quanto la distanza tra quanto ci è stato sempre raccontato dai libri e le scelte emotive attribuibili ai personaggi, si accorcia, portandoci a comprendere i meccanismi che muovono la storia, che hanno quasi sempre a che fare con l’umanità e l’agito di alcuni e poco con un passivo “destino” di un popolo.
Rilevante è anche la descrizione della relazione del popolo egizio con la natura: il contesto ambientale, i profumi, il clima sono sullo sfondo, ma colorano il racconto e lo impressionano, in particolare nel finale dove l’idea che il cielo sia un migliaio di stelle e che noi ancora oggi scorgiamo lo stesso firmamento, sta quasi a suggerire che seppure i protagonisti di quel periodo e le loro vicende, siano stati quasi rimossi con forza di censura dai successori, rimangono indelebili nelle gesta e nell’umanità.

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