Recensione: Il cavaliero errante - Le arti dell’amore e quelle del gioco Recensione: Il cavaliero errante - Le arti dell’amore e quelle del gioco

Recensione: Il cavaliero errante – Le arti dell’amore e quelle del gioco

Recensione: Il cavaliero errante - Le arti dell’amore e quelle del gioco Recensione: Il cavaliero errante - Le arti dell’amore e quelle del giocoIl cavaliero errante
di Mario Boffo
Casrelvecchi Editore

“Erano gli scacchi un’imitazione della vita o era la vita un’imitazione degli scacchi?” è una delle domande ricorrenti che si pone Leonardo Bona detto “il Puttino”, protagonista del romanzo di Mario Boffo intitolato “Il cavaliero errante” , domanda che si pone anche il lettore, allorché comprende che il discorso sul cosiddetto “nobil giuoco” è un pretesto per parlare della vita, i cui avvenimenti sono forse affidati al caso o all’abilità di ciascuno nell’evitare di soccombere alle situazioni difficili.

Infatti, la lettura del romanzo di Boffo che dà voce a un personaggio realmente esistito, fa immedesimare il lettore nelle domande da lui frequentemente poste a se stesso, permettendogli di comprendere che “certe avversità dell’esistenza… anziché perderci, ci danno per vie misteriose la forza per superare le difficoltà e per andare avanti”.
“La vita è lunga, la vita è breve. La lunghezza non conta. Conta come la vivi. Tu giochi con la vita, tu giochi con la morte”, preannuncia una zingara a Leonardo leggendogli la mano e lui farà tesoro di tutto ciò che lei gli dice, così come farà tesoro dei consigli datigli dallo zio che lo aveva introdotto da bambino nel mondo degli scacchi e dal nobile Pietropaolo Pierleoni. Quest’ultimo lo introduce nella sua cerchia e gli dà la possibilità di usufruire della sua biblioteca, traboccante di cultura a tutto tondo, compresi manuali di scacchistica e lo fa perché “chi non può raggiungere la gloria, si prodiga talvolta volentieri per la gloria altrui”.

Il romanzo ci introduce in un periodo storico “meraviglioso e terribile”, chiamato non a caso Rinascimento, durante il quale alla riscoperta dei classici si aggiunge la voglia di esplorare e di conoscere, perché “mosso dalla frenesia della propria affermazione nel mondo, l’uomo osa varcare il pauroso e incognito oceano, offrendo alla Storia un futuro tragico e luminoso che sconvolge verità ritenute fino allora indiscutibili”.
“Le arti dell’amore e quelle del gioco, così come quelle della guerra, sono talvolta le stesse” gli dice Pierleoni, alludendo al fatto che presto il giovane parteciperà alla famosa battaglia di Lepanto, e l’abilità nel gioco degli scacchi viene paragonata a quella delle forze in campo nell’affrontare il nemico.

Storia, riflessioni filosofiche e fantasia si sposano dunque mirabilmente in questo romanzo, indiscutibilmente avvincente.

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