Recensione: “Il bianco e il nero” – un omaggio giallo alle culture occidentale e medio orientale
Il bianco e il nero
di Amal Bouchareb
tradotto da Guardi J.
Edizioni le Assassine
Amal Bouchareb è una scrittrice e giornalista algerina molto apprezzata per la qualità letteraria dei suoi scritti, i suoi romanzi e racconti in lingua araba hanno, infatti, ricevuto importanti riconoscimenti e premi a livello nazionale e internazionale.
Il titolo, Il bianco e il nero, richiama i due aspetti contrapposti della vita: il bene e il male, ma, anche, la magia bianca e la magia nera, uno dei tanti ingredienti di questo colto romanzo.
La Bouchareb offre un efficace spaccato della vita algerina e descrive abilmente i caratteri e la mentalità dei personaggi, che si trovano elencati, con i rispettivi ruoli , prima dell’inizio del romanzo, per favorire, si pensa, la comprensione dei lettori occidentali.
In egual misura, la scrittrice è abile nell’evidenziare le differenze culturali e comportamentali fra i personaggi algerini e gli altri protagonisti che algerini non sono.
L’autrice fonde elementi fantasiosi con elementi concreti e reali: nomi di personaggi storici, autori e titoli di libri, che, se approfonditi, aprirebbero ulteriori vie di conoscenza storica, filosofica, mistica, esoterica, che andrebbero ad aggiungersi a quelle che il romanzo offre già relativamente alla cultura e alla Storia algerina, e non solo.
La struttura di questo romanzo è strumentale al genere giallo a cui esso appartiene e si sviluppa, capitolo dopo capitolo, in quadri che descrivono tempi e luoghi degli accadimenti, in un feedback continuo che crea tensione e fa nascere sospetti nei confronti di molti dei protagonisti, le cui vite s’incrociano fra loro anche attraverso piccoli dettagli, come un amuleto acquistato in viaggio, per esempio.
La descrizione dei luoghi, che fanno da sfondo alla storia, si mescola alla cultura esoterica, alla massoneria, alla simbologia architettonica e a qualsiasi altro elemento emblematico utile ad arricchire il racconto di mistero.
La Bouchareb descrive le brutture architettoniche di una città nord africana, Algeri, e lo spregevole modo di pensare, che a volte si riflette sui comportamenti, dei suoi abitanti. Tutte queste brutture rimandano alle bassezze, alla corruzione e all’immoralità dell’animo di alcuni protagonisti.
Allo stesso modo, l’ autrice offre, attraverso il protagonista, Lyes Madi, un accademico e artista Italo-algerino, e al suo amico Ermanno, professore di arte sacra, un altro spaccato umano, che appartiene a questi uomini colti e assetati di conoscenza, capaci di leggere la realtà che li circonda e l’ animo delle persone che incontrano sul loro cammino, restandone coinvolti o prendendone le distanze.
Attraverso l’enigma della vecchia, avvolta nel suo hayk di seta, un tempo bianco, seduta sulla scalinata, e la ricerca del significato dei simboli, come la stella sulla bandiera e la mano dorata posta in mezzo al logo del passaporto della Repubblica algerina, il misterioso intreccio, nel quale tutti sembrano colpevoli, si dipana fino a fare convergere tutto e tutti in un unico giorno di uno stesso anno.
In modo inaspettatamente realistico, con una giustizia che fatica a trovare indizi e spiragli di verità, l’inquietante vicenda trova la sua originale, destabilizzante, imprevedibile conclusione.
“Il bianco e il nero” è un omaggio alle culture occidentale e medio orientale, che nei secoli si sono variamente intersecate, offrendosi l’un l’altra come integrazione e reciproco arricchimento; ed è anche una feroce critica all’imbarbarimento dei contemporanei, dimentichi del grande insegnamento dei Padri che hanno contribuito, ognuno con le proprie competenze e specificità, a fare grande il Paese e a scriverne la sua Storia.