Recensione: “I paesi invisibili”, i borghi tra mode, realtà e futuro possibile
Vivere nei paesi, nei tanti borghi da cui è costituito il nostro Paese, è una condanna. Lo smart working che puoi fare ovunque, anche nelle aree interne, è un falso mito. L’idealizzazione delle aree interne come luoghi in cui assaporare la vita più vera è roba da fricchettoni.
È duro e diretto l’approccio de I paesi invisibili di Anna Rizzo, edito da il Saggiatore. Del resto, come l’autrice stessa lo definisce, è un manifesto sentimentale e politico per salvare i borghi d’Italia. Come accade nei tentativi estremi di salvataggio, si dà uno sguardo allo scenario desolante prima di valutare qualunque tipo d’azione.
Lo spopolamento non è uno scandalo Il paesano a volte è un sopravvissuto, un testimone dell’incuria, delle mancanze e del visibile decadimento del paese, quindi egli stesso vittima.
I paesi non sono luoghi sicuri né per gli anziani né per i bambini, sono comunità che dipendono fortemente dall’assistenza pubblica, dove invecchiare fa paura.
Così affonda gli artigli nella realtà la Rizzo, antropologa culturale che collabora da anni per la rivitalizzazione dei paesi abbandonati d’Italia. Un processo, quest’ultimo, che deve necessariamente avere inizio demolendo un teatrino costruito su luoghi comuni e idealizzazioni, dalla già citata mitizzazione del borgo, alla chiamata in causa dell’abusato concetto di resilienza, per finire con l’indecente affidamento ai community manager. E tutto ciò salvaguardando i paesi dalla famelicità dei cacciatori di fondi pubblici, siano essi soggetti esterni o amministrazioni locali incapaci di allocare correttamente ciò che viene erogato.
C’è bisogno di speranza e di futuro per le nostre aree interne, patrimonio che ha bisogno di cura e di valori profondi. Una costellazione di realtà capaci di dare in cambio il presidio del territorio, anche in ottica di dissesto idrogeologico, una sconfinata gamma di memorie e tradizioni che si perdono nella notte dei tempi, senza dimenticare l’umanità, che vive e resiste in condizioni difficili.
Anna Rizzo ama i paesi e regala in questo libro beni preziosi: sincerità, dedizione profonda, voglia di comprendere, visione del futuro possibile. Ne I paesi invisibili, per questo, non c’è solo la spietata analisi di cui abbiamo parlato, bensì ci sono storie che aprono spiragli di sole nel cielo scuro di quelle realtà. Si parla di ritorni, i gesti più difficili, visto che l’istinto più ovvio è quello di fuggire e chi ce la fa normalmente non guarda più indietro. Esistono ritorni spericolati e naufragi conseguenti, così come ritorni oculati e nuove opportunità, capaci di restituire occasioni e speranza a queste comunità spesso agonizzanti.
Se non avete mai vissuto in un paese, I paesi invisibili vi regalerà un quadro sincero, genuino. Se invece in un borgo ci siete nati, questo volume vi fornirà utili strumenti per recuperare il senso di un legame e forse anche la voglia di provare a ricostruirlo su basi nuove, magari con un nuovo ritorno.