Recensione: “I generi televisivi”, tra rigore accademico e storia del costume
Da educatrice, istituzionalmente riconosciuta, del popolo italiano, a cattiva maestra, fino a patria del trash. Si potrebbe parlare di parabola della televisione, se questo non fosse decisamente ingeneroso.
I generi televisivi (Carocci Editore), ad opera di Giorgo Grignaffini, è innanzitutto un viaggio nella storia. Il mercato televisivo ha conosciuto una lunga fase di monopolio del servizio pubblico, che decideva cosa, quando e perché andava in onda seguita da una seconda (rimanendo su macrodivisioni, s’intende) nella quale c’è stato un improvviso, netto capovolgimento verso un modello demand driven, nella quale il gusto del consumatore è diventato sovrano.
Il volume è ben organizzato ed è costituito da una prima parte, nella quale si definiscono i quattro generi principali, anche attraverso un excursus tra i decenni, e da una seconda nella quale essi vengono analizzati in profondità. Si tratta della fiction, l’intrattenimento, l’informazione e la cultura/educazione.
Grignaffini parla di un argomento che conosce e padroneggia: oltre a essere, infatti, direttore editoriale della Taodue Film (Gruppo Mediaset), svolge attività didattica in diverse università, nel campo dei media e della semiotica.
Forse per questa esperienza accademica dell’autore, I generi televisivi risulta talvolta simile a un vero e proprio libro di testo, sicuramente esauriente ma non del tutto scorrevole. Va però riconosciuto che condensare così tante informazioni in sole 140 pagine richiede inevitabilmente un lavoro di schematizzazione e organizzazione che ne irrigidisce la prosa. D’altro canto è particolarmente interessante la riflessione iniziale sul significato di genere televisivo, del quale viene enunciata una definizione assolutamente completa e dettagliata.
Come spesso accade, l’autore influenza il contenuto, dando la sua impronta: non fa eccezione questo volume, nel quale Grignaffini lascia trasparire la sua preferenza per l’entertainment (sia esso puro o legato alla fiction) sui generi cultural-informativi. A dimostrazione di ciò, l’approfondimento sulla fiction si estende su 54 pagine, all’intrattenimento ne sono riservate 27, mentre informazione e cultura/educazione ne occupano rispettivamente 10 e 7.
I generi televisivi è un lavoro importante, perché, come già detto, mette ordine in un’evoluzione spesso caotica, talvolta così veloce da essere disorientante. Per i più giovani è inoltre l’occasione di ripercorrere in maniera rigorosa la storia di un medium assolutamente giovane e tuttavia per certi versi considerato già vecchio. Per le generazioni precedenti, invece, può addirittura assumere le vesti di un’operazione nostalgia, compresa la scoperta di molti aspetti che possono essere passati inosservati all’epoca.