Recensione: "Harold nello spazio" - Basta una matita e... Recensione: "Harold nello spazio" - Basta una matita e...

Recensione: “Harold nello spazio” – Basta una matita e…

Recensione: "Harold nello spazio" - Basta una matita e... Recensione: "Harold nello spazio" - Basta una matita e...Harold nello spazio
testi e illustrazioni di Crockett Johnson
tradotto da Sara Saorin
casa editrice Carmelozampa

Quante volte vi siete fermati a guardare una nuvola cercando di scoprire la forma di un animale o i contorni di un volto? Magari l’avete fatto anche con una macchia di umido o con una pozzanghera… O con pochi tratti di penna schizzati velocemente su un foglio bianco…
La tendenza a vedere forme ed oggetti riconoscibili è una capacità innata, dovuta probabilmente alla necessità che avevano i nostri antenati preistorici di riconoscere situazioni di pericolo anche in presenza di pochi indizi, ad esempio riuscendo a scorgere un predatore mimetizzato nella vegetazione .

La storia di Harold comincia proprio in questo modo… In compagnia della sua matita viola, traccia e dà senso e vita ai suoi scarabocchi.
I disegnini che tracciamo quando siamo sovrappensiero hanno sempre un senso. Ci aiutano a concentrarci sui dettagli, ed esprimono i nostri desideri inconsci. Sono soprattutto una finestra sul nostro mondo interiore. Così il gioco semplice di Harold, si trasforma in un viaggio nelle sue abitudini, nei suoi sogni, nelle sue paure più profonde. Pochi tratti, due colori e una sola espressione nel volto del bambino, una espressione sfuggevole a metà tra lo stupore e lo spavento.

Da questa manciata di ingredienti vien fuori una storia illustrata che resta fresca e attuale nonostante sia stata creata e pubblicata per la prima volta nel lontano 1955 dal fumettista americano David Johnson Leisk, in arte Crockett Johnson. La forza delle immagini è tutto nel potere evocativo dei tratti di matita e dal coinvolgimento emotivo che ne deriva.

Ricorda molto da vicino Mr. Linea di Cavandoli, chi di quelli che sono negli “anta” non lo rammenta? Personaggio ideato nel 1969, piacque tantissimo all’ingegner Emilio Lagostina, collezionista d’arte e titolare dell’omonima industria di pentole a pressione, tanto che lo volle protagonista di alcuni caroselli per la sua azienda. Mr. LInea “Figlio di una matita e di una mano”, percorre lo stesso processo associativo sugli indizi disegnati al momento, cotti e mangiati!

La fantasia e la creatività di Harold sono lo strumento per l’ampliamento delle sue capacità percettive e intellettive. Tutto nasce da lì, attraverso il disegno e il gioco Harold misura le sue potenzialità per esprimersi e per comunicare ed esorcizzare, allo stesso tempo, una paura o una tensione interiore. Per mezzo del gioco Harold rappresenta il suo vissuto, rielaborato dal tratto viola della sua matita.

Egli ricorda e ricostruisce i fatti della giornata che lo hanno particolarmente colpito per riviverli o per scacciare la paura di riviverli. Così ad esempio quando si accorge che il marziano che aveva tentato di disegnare perchè si sentiva troppo solo sul suo Marte immaginario, assomigliava a “quelle cose che la gente vede al buio”, prima scappa via, ma poi ci ripensa, torna indietro, e con la matita traccia una crepa sul disco volante del marziano, che così non può più volare verso la Terra a spaventare i bambini piccoli.

In tal modo Harold prova la bellissima sensazione di aver distrutto il cattivo e di non doverlo più nemmeno rincontrare. Il tutto usando una delle armi più innocue che esistano sulla Terra: il purple crayon (pastello a cera viola), che nella traduzione di Sara Saorin diventa in italiano la “matita viola”.

Attraverso il gioco e il disegno il nostro eroe impara a organizzare il suo futuro, a porsi delle aspettative e a cercare delle soluzioni.
Perchè giocare non è solo divertente ma è il modo migliore per conoscersi, confrontarsi, crescere. E quando si smette di giocare, semplicemente… si invecchia.
Questa è la lezione speciale di Harold, che alla fin fine è un bel bambino di 66 anni!

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