Recensione: "Gli aerostati" - Bisogno di leggerezza Recensione: "Gli aerostati" - Bisogno di leggerezza

Recensione: “Gli aerostati” – Bisogno di leggerezza

Recensione: "Gli aerostati" - Bisogno di leggerezza Recensione: "Gli aerostati" - Bisogno di leggerezzaGli aerostati
di Amélie Nothomb
Voland Editore
È il classico romanzo che si legge tutto d’un fiato, perché la lettura è scorrevole e la storia narrata ha il potere di coinvolgere e catturare il lettore. I protagonisti sono Ange e Pie, insieme ad altri personaggi che fanno loro da contorno e che non sono meno importanti. Ange è una studentessa universitaria a cui è stato chiesto di occuparsi di un ragazzo di 3 anni più giovane per “guarirlo” dalla dislessia; Pie è vittima di un’educazione familiare asfissiante a cui, grazie ad Angie e alle letture dei romanzi da lei proposti, riesce in un certo qual modo a sottrarsi.
Una volta finita la lettura, l’eco della loro storia rimane e sembra quasi di vederli in carne e ossa, allora si ritorna indietro, a rileggere qualche passo, che magari avevamo letto frettolosamente, presi dalla foga dell’andare avanti e scopriamo che in Ange, in Pie, ma anche nei genitori del ragazzo o nel professore di Ange c’è qualcosa di noi, che non sapevamo di avere. Questo è proprio il bello del romanzo della Nothomb: godere della sua lettura, ma anche trovare noi stessi e riflettere su alcuni aspetti negativi della società attuale, una fra tutte la logica del guadagno e dell’apparenza.
Questo romanzo è dunque un inno alla lettura e al piacere che si prova quando essa non viene imposta da chicchessia ed è un libro che genitori e insegnanti dovrebbero leggere per meditare su comportamenti poco idonei al loro ruolo, come avverte Daniel Pennac nel suo celebre saggio intitolato “Come un romanzo”.
Il titolo è quanto mai azzeccato, perché gli aerostati, che nel romanzo vengono citati come zeppelin, sono lo specchio del personaggio principale e cioè di Pie, col suo bisogno di leggerezza nonostante la pesantezza che sente dentro di sé. Se è vero che in nomen omen, anche i nomi di Ange e Pie sono non scelti a caso: lei per lui è stata una specie di angelo rivelatore e Pie è pio, nel senso ampio del termine.

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