Recensione: “Giorni terribili”. Short stories e grande narrativa convivono in un libro Recensione: “Giorni terribili”. Short stories e grande narrativa tutto racchiuso in un libro

Recensione: “Giorni terribili”. Short stories e grande narrativa convivono in un libro

Recensione: “Giorni terribili”. Short stories e grande narrativa convivono in un libro Recensione: “Giorni terribili”. Short stories e grande narrativa tutto racchiuso in un libro“Giorni terribili”, scritto da A.M.Homes edito da Feltrinelli Editore, spiega tutto sotto forma di racconto. Ed è forse, il racconto, la forma in cui il formidabile talento di questa scrittrice sensibile e intelligente si esprime al meglio, e il libro “Giorni terribili”, è assolutamente da non perdere per chiunque ami la grande narrativa che le migliori “short stories” sanno offrire.

Un nuovo libro di A.M. Homes è sempre un evento. Soprattutto se poi si tratta di racconti, una formula narrativa che le è davvero particolarmente congeniale.

Con il suo stile solo in apparenza cinico e spregiudicato, con il suo umorismo graffiante che cela uno sguardo pieno di compassione e tenerezza, la scrittrice americana torna a indagare i rapporti di coppia e le dinamiche famigliari con dodici storie che portano in primo piano il cuore profondo dell’America del secondo millennio.

A volte fulminanti nella loro brevità, a volte più distese, tutte hanno in comune la capacità di cogliere l’essenza di un rapporto, l’anima di un personaggio, le crude dinamiche di un ambiente sociale.

Che si tratti di un artificiere in missione in Afghanistan o delle occulte paure di una famiglia di Los Angeles, di due vecchi amici che si ritrovano a una conferenza sul genocidio o di vincere alla lotteria una candidatura alla presidenza, le storie di Homes spiazzano e divertono, mordono e commuovono, penetrano sotto la superficie restando a lungo nei nostri pensieri, a interrogarci e a stupirci per l’infinita varietà e meraviglia del genere umano.

Giorni terribili”, parla anche di un uomo che torna a Disneyland, dove era stato con i genitori prima che si separassero: “Il mondo di ieri, di domani, della fantasia”, mai il presente, ma si accorge di confondere le foto con i ricordi.

Parla di genitori, di figli, di nipoti, di innamorati. Tutti spaccati della società contemporanea e non, che si ritrovano in queste brevi ma dense storie di vita quotidiana.

Storie che ti entrano nella pelle, ti riconosci o riconosci persone che le vivono.

C’è qualcosa che non mi vuoi dire”, dice lei.

Lui tace.

Non sono un’idiota”, dice lei. “Non credere che non capisca cosa sta succedendo”.

Lui si mette seduto sul letto.

Vuoi che sia io,” continua lei. “Vuoi che sia io a dirlo”.

Tu non mi hai mai amato,” gli dice. “E’ questa la cosa che mi vuoi dire”.

Amy Michael Homes è nata a Washington D.C. e vive a New York. È considerata una delle figure più innovative e originali della nuova narrativa americana. Ha ricevuto numerosi premi letterari negli Stati Uniti e collabora regolarmente con molte prestigiose riviste, in particolare “Vanity Fair”, “New Yorker”, “Granta”, “McSweeney’s”, “Art Forum” e “New York Times”.

Autrice di racconti, romanzi e saggi, in Italia ha pubblicato con minimum fax: Cose che bisognerebbe sapere (2003) e La fine di Alice (2005); e con Feltrinelli: Los Angeles (“Traveller”, 2004), Questo libro ti salverà la vita (2006), La figlia dell’altra (2007), In un paese di madri (2009), La sicurezza degli oggetti (2010), Jack (2010), Musica per un incendio (2011) e Che Dio ci perdoni (2013), Cose che bisognerebbe sapere (2019).

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