Recensione: “Garibaldi il corsaro”, ritratto di un trascinatore e ispirazione per l’uomo d’oggi
“Un trascinatore. Questo, pensò Nicholas Richardson, era ancora Garibaldi.”
Garibaldi il corsaro, primo di una trilogia, edito da Arkadia, si apre dolcemente, in una visione intima dell’eroe, anziano, costretto a muoversi con una carrozzina. Accudito dalla sua ultima moglie Francesca Armosino, colei che gli dipinse la stanza di blu in modo che lui, condottiero amante del mare, potesse passare gli ultimi giorni a letto sereno. Il suo ospite inatteso, Richardson, trova un eroe stanco, il cui cuore si scioglie nel sorprendere il canto infantile di sua figlia Clelia, che gli giunge attraverso una finestra. Sollecitato dalla curiosità e dalle domande del giovane inglese, con voce ferma e alla luce di questa emozione, Garibaldi inizia il suo racconto.
Esistono eroi che ci restano nell’anima e altri a cui avremmo tanto voluto assomigliare.
Pietro Picciau, l’autore, quando immagina il protagonista del suo libro, ha ben chiaro che la bellezza e verità di Garibaldi non si trova nella sua perfezione, nel suo essere già un eroe. Il suo protagonista è solo un “eroe in potenza”, con le sue imperfezioni e debolezze. Ciò che lo renderà tale sarà proprio la possibilità di fallimento opposta alla possibilità di riuscita.
Perchè eroe è chi percepisce i problemi esistenti e se ne fa carico, vive i suoi limiti e i suoi drammi, convive e combatte contro i suoi difetti, si impegna per cambiare, riscattarsi e rendere il mondo un posto migliore.
Pochi personaggi storici ispirano nell’immaginario collettivo orgoglio e amore per la patria quanto Giuseppe Garibaldi, colui che forse più di ogni altro ha reso l’Italia il paese che è oggi. Giuseppe Garibaldi non è solo “nostro”, l’Eroe dei due mondi è stato in grado di accendere l’amore per la libertà negli animi di molti altri popoli.
L’amore per la libertà, e quella voglia quasi famelica di liberare popoli oppressi.
Garibaldi si trova nel suo mondo ordinario, la sua vita scorreva in un quotidiano consueto, i suoi genitori lo volevano clerico, fino a quando, non arriva la chiamata all’avventura. Quest’ultima viene accettata dopo l’incontro con il mentore, il Capitano Angelo Pesante, che lo spinge ad affrontare le sfide che gli si fanno incontro. A questo punto supera la prima soglia, per entrare in un mondo completamente nuovo e diverso. Inizia a solcare i mari di questo mondo come mozzo.
Sarà un mondo in cui affronterà difficoltà immani, in cui incontrerà alleati e nemici. Percorrendo la strada difficile delle sue prove, si avvicina pian piano all’idea che oggi abbiamo di lui.
“…la storia di Giuseppe Garibaldi è la vita che ha vissuto. Nulla di più e nulla di meno”, nell’epilogo del libro è questo quello che Garibaldi dirà al suo ospite inglese, che ha ascoltato incantato parte della sua storia.
E aggiungerà:
-“Qui vicino c’è una piccola baia. Ci vado quando ho bisogno di stare un pò da solo. E riflettere”
-“Su quel che le è capitato di vivere immagino.”
-“Certo, il passato… Ma ancor più su quel che sarà in Italia dopo di me.”
Il ritorno alla vita quotidiana è spesso molto difficile per un eroe, deve fare i conti con nuovi problemi, l’accettazione della morte di una vecchia parte di sé. Il ritorno a casa è spesso caratterizzato dalla presenza della ferita perenne che un eroe porta con sé, che può essere una ferita reale, ma più spesso è una nuova consapevolezza del mondo e di sé.
Garibaldi il corsaro, non rappresenta per il lettore solo la possibilità di evadere dalla quotidianità immedesimandosi in una storia avventurosa. Può essere un modello, una guida per le scelte personali. Capire il funzionamento del percorso di crescita interiore dell’eroe può aiutarci infatti a capire il funzionamento della nostra stessa vita. A chi non è mai capitato di voler affrontare un percorso interiore di miglioramento? Assecondiamo la vita, rispondiamo dunque alla chiamata all’avventura e seguiamo le tappe che ci porteranno fino a essere persone migliori e più consapevoli.
Ogni giorno, la sfida più grande è di accettare che siamo fallibili e possiamo sbagliare, ricordandoci il potere più grande: a questi errori possiamo porre rimedio, col cuore.
Pietro Picciau, nato a Monserrato, vive e lavora a Cagliari. È scrittore, commediografo, giornalista. Si è occupato di cronaca per il quotidiano regionale “L’Unione Sarda”. Con Garibaldi il corsaro, inaugura una trilogia per raccontare le vicende del grande condottiero, dedicando il primo libro alla giovinezza, il secondo alla maturità, il terzo alla vecchiaia dell'”Eroe dei due mondi”. L’autore ha al suo attivo numerosi lavori letterari: Un uomo in fuga (2000), Il Moderno era Hollywood (2006) e i romanzi di spionaggio La recluta di Aden (2008) e Operazione Babilonia (2010). Per Arkadia Editore è coautore delle antologie La cella di Gaudí (2013) e Giganti di pietra (2016), nonché autore dei romanzi storici. Tra le sue opere teatrali la commedia Buone notizie (2011), la raccolta di drammi e monologhi Teatro oggi (2011), tra i drammi La legge di Eleonora (2013).