Recensione: Freud, l’inconscio come opposto – Viaggio nell’opposizione
Freud, l’inconscio come opposto
di Mario Perniola
Curatore Milosh F. Fascetti
Mimesis Edizioni
Collana Opere di Mario Perniola, n.4
Questo volume è il quarto di una collana che Mimesis editore dedica alle opere del filosofo Mario Perniola, scomparso nel 2018.
Dopo un ungo lavoro di trasposizione in digitale di elaborati con la macchina da scrivere, Milosh F. Fascetti ci riconsegna questi scritti in gran parte inediti (altri erano apparsi, frammentati, su diverse riviste) e che lui stesso aveva ricevuto da Mario Perniola in persona, in un giorno di pioggia, come iniziano molti romanzi. E la pioggia, favorendo l’introspezione, può essere vicina all’inconscio, a ben vedere.
Perché in questi scritti prodotti verso la metà degli anni Settanta si parla dell’inconscio come opposto attraverso un percorso fatto da Perniola che vede la relazione tra gli opposti come qualcosa che va oltre una semplice polarità; ed è salutato da Fascetti come una delle più originali introduzioni al pensiero di Freud.
Sappiamo che l’inconscio, per definizione, non può essere conosciuto e si presenta attraverso la forma del compromesso.
Fascetti ricorda come le ricerche di Perniola cercassero di superare sia il pensiero dell’identità di matrice aristotelica che la contraddizione di stampo hegeliano; per questo nel pensiero di Freud aveva trovato quel che cercava attraverso i confronti con Nietzsche e Heidegger.
Banalizzando all’estremo, passando da Nietzsche a Freud si va da una soggettività che indica l’alterità a una che la possiede al suo interno.
Il nucleo della riflessione di Perniola, ci dice Fascetti, è sul concetto freudiano di “difesa” psichica e da qui parte la ricerca per la comprensione dell’inconscio che si pone su un piano di conflittualità asimmetrica ed eccessiva rispetto alla coscienza.
Secondo alcune interpretazioni filosofiche, compresa quella dello stesso Perniola, Nietzsche, Freud e Heidegger sono stati gli autori che più hanno rappresentato una filosofia della “differenza” che destabilizza la natura della soggettività con tutti i suoi intenti. Già con Nietzsche si comincia a smantellare il principio metafisico dell’identità attraverso l’estraniazione perturbante dell’inconscio.
Si comincia a pensare a un Io che, diventando estraneo a sé stesso, sembra divenire un Altro.
Per queste motivazioni la logica non può più essere identitaria in quanto gli elementi non posseggono più la loro centralità originaria ma la ottengono attraverso la “differenza” con gli altri; e il cui rapporto non è più un oppositivo volto alla conciliazione ma conflittuale e di sovrapposizione.
Esempi di conflitto eccessivo sono il “sogno” e il “motto di spirito” (arguzia). Entrambi si avvalgono della rimozione dell’opposto.
La differenza è nel loro rapporto con l’opposto.
Nel caso dell’arguzia il rapporto con l’opposto è più intimo.
Nel sogno c’è un voler celare; nell’arguzia, invece, c’è un disvelamento.
Pertanto, diversamente da quanto accade per il processo psichico, l’arguzia si attua quando il motto è “compreso” da un altro soggetto e in questo è insita la sua socialità.
Il mondo onirico, invece, isola i soggetti persino quando si sogna lo stesso sogno.
Motto di spirito e sogno adoperano gli stessi meccanismi di compromesso, è vero, ma con uso assai differente.
Per chi mastica letture freudiane, nel sogno sono adoperate la condensazione, lo spostamento e la rappresentazione in quanto procedimenti intermedi fra quelli dell’identità e quelli della differenza.
L’arguzia utilizza i meccanismi di compromesso solo per la liberazione dell’energia investita nella rimozione dell’opposto, ne scopre il significato segreto che nel sogno resta celato se non si compie una lunga e faticosa opera d’interpretazione.
L’arguzia, quindi, fa risaltare quella eccessività del conflitto che ha finto di mediare, ponendosi come la risposta più adeguata dell’opposizione all’identità del mondo onirico; utilizza, quindi, gli stessi mezzi per scopi contrari.
Essa può divenire la rivoluzione dell’opposizione.