Recensione: Freewhilin’ in Rome. La vera storia della prima volta di Bob Dylan in Italia
“Freewhilin’ in Rome. La vera storia della prima volta di Bob Dylan in Italia”
di Francesco Donadio
Edizioni Arcana
La musica è un elemento importante e grande della storia umana, e per questo motivo, come tutte le cose altrettanto importanti, è composta di storie, aneddoti e leggende metropolitane, spesso storie impossibili, raccontate come vere di cui i musicisti, gli strumenti e le canzoni ne diventano i protagonisti assoluti.
Freewhilin’ in Rome. La vera storia della prima volta di Bob Dylan in Italia di Francesco Donadio, edito da Arcana, cerca di fare luce su una vicenda nota a esperti ma anche a semplici appassionati: la visita di Bob Dylan al Folkstudio di Roma, avvenuta il 5 gennaio 1963. Una visita rimasta in bilico tra conferme e smentite, che ha creato un alone di mistero e ha lasciato nei fan un’indelebile curiosità.
Donadio dona ai suoi lettori un ritratto di un artista giovane, lontano dalle odierne pose da rockstar internazionale, un ragazzo statunitense pieno di talento, innamorato perso di Suze Rotolo, e per questo così geloso da pensare che lei lo abbia lasciato per un altro. Ritroviamo un Dylan ancora genuino che trasforma l’intensità delle sue emozioni in bellissime canzoni d’amore, e l’entusiasmo che Suze stessa gli dette per la composizione di brani politicamente e socialmente impegnati, facendogli così fare quel passo avanti che lo ha reso un artista amato e seguito da ogni generazione. Attraverso ricordi, documenti e interviste, il lettore torna in un’Italia ancora ruggente degli anni ’60, lontana dalle cupe ombre del terrorismo del decennio successivo, e sembra di ritrovarsi proprio dentro il Folkstudio di Harold Bradley, americano cantante e musicista, proprietario di questo locale frequentato da anglo-americani, studenti o turisti, dove si poteva passare serate in buona compagnia e ascoltare jazz, gospel e folk americano.
Viviamo, poi, la sera del 5 gennaio 1963, con un Dylan alticcio e seduttore, che sale sul palco con la chitarra prestata da Tony Santagata, musicista fisso nel locale, suona due canzoni per poi stancarsi e andarsene subito dopo visto il disinteresse del pubblico che lo circondava. Un primo piccolo esordio italiano in un periodo fatto di tappe come l’amore per Suze, la crisi dei missili di Cuba e le prime trasferte internazionali, gli incontri e le esperienze che lo portarono poi a creare The Freewhilin’ Bob Dylan.
Il libro è uno sguardo sapiente in un periodo artisticamente decisivo della vita dell’artista, un momento per svelare il velo che ammanta sempre le leggende metropolitane, rivivere un periodo fatto di dubbi e di attese, di dolce vita e di impegno sociale, di amori lontani dalle immediatezze delle messaggistiche moderne, ma che si cibavano dell’attesa di lettere, tempi dilatati rispetto alla nostra frenesia, ma dove ogni parola aveva un gusto diverso, forse grazie all’attesa stessa.
Un libro per appassionati di musica, di storie e di voglia di leggere bene.