Recensione: "Fiore D’agave, fiore di scimmia" - Una scrittrice e il "femminile materno attivo" Recensione: "Fiore D’agave, fiore di scimmia" - Una scrittrice e il "femminile materno attivo"
 | 

Recensione: “Fiore D’agave, fiore di scimmia” – Una scrittrice e il “femminile materno attivo”

Recensione: "Fiore D’agave, fiore di scimmia" - Una scrittrice e il "femminile materno attivo" Recensione: "Fiore D’agave, fiore di scimmia" - Una scrittrice e il "femminile materno attivo"Fiore d’agave, fiore di scimmia
di Irene Chias
Laurana Editore
La lettura di questo romanzo non è semplice, perché introspettiva.
Fiore D’agave, fiore di scimmia si divide in due parti: “Il romanzo femminile siciliano” e “Io e la scimmia” legate tra loro ma indipendenti l’una dall’altra.
La protagonista è un’autrice, Adelaide. In prima persona racconta che Max il suo agente letterario le chiede di scrivere un romanzo femminile perché secondo lui questo è il “genere”che vende. Dopo questa richiesta , Adelaide si interroga intimamente su quello che ancora oggi è la condizione femminile, arrivando a intuire i reali motivi dei rifiuti ricevuti al suo primo romanzo di neurofantascienza..
Decide di imbattersi in questa cosa nuova, “letteratura femminile” seguendo i cliché chiesti dal suo agente.
Lei, milanese adottiva, per scrivere il romanzo ritorna per un periodo nella casa di famiglia di Sant’Angelo Muxaro, uno dei centri più importanti della Sicilia pre e protostorica, i reperti archeologici rinvenuti stabiliscono che questo luogo fu un’importante centro nell’età del ferro e del bronzo.
Nell’appartamento ereditato dalla nonna inizia a concentrarsi per scrivere una storia di Sicilia, il senso glielo dà la richiesta di Max: una storia di passioni del sud, con uomini affascinanti, ardori incontenibili, tradimenti inconfessati, e misteri di famiglia..
Nasce così il personaggio di Adelasia l’eroina di una storia d’amore ambientata nella Sicilia degli  anni ‘50.
Si individuano chiaramente due livelli di scrittura: una reale e l’altra fantastica. Tutto inizia a contrapporsi, presente e passato, tutto si fonde: l’esperienza maschile a quella femminile, le contraddizioni dell’Italia del nord con quella del sud, fino ad arrivare alla contraddizione della struttura sociale dove la donna è qui a leggere romanzi d’amore. “A rivendicare come nostre specificità dolcezza, cura sacrificio, naturale bontà. Maldestri sinonimi dell’unica realtà che ci hanno insegnato ad agognare come se fosse davvero il nostro essenziale destino: la sottomissione”.
Adelaide non può tradire la sua natura, non può “sottomettersi” ed inizia così a raccontarci il percorso evolutivo fra la specie umana e quella degli scimpanzé in particolare ci racconta della specie dei Bonobo, con essi apprendiamo il femminile materno attivo, quello che consente agli essere umani di essere vivi, nessun bambino è in grado di sopravvivere se non ha un contatto col femminile materno.
Spesso, nei luoghi di nascita, si legge questa frase: “i bambini sanno nascere, le donne sanno partorire“; si potrebbe però aggiungere che i bambini sanno poppare e le donne sanno allattare, poiché, per migliaia di anni, le mamme e i loro piccoli hanno avuto fiducia prevalentemente in ciò che la natura e l’istinto suggerivano loro. Questa preziosa sapienza innata continua a manifestarsi nell’istinto materno di ogni donna e nei richiami del suo bambino.
Irene Chias è scrittrice e giornalista. Ha esordito nel 2010 con il romanzo Sono ateo e ti amo. Dal 2016 si occupa di temi di “diversità” e di migrazione. Scrive per il blog Molto Malta.

Autore

Articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *