Recensione: “Figlie di Eva”, la politica e tre donne stanche di stare un passo indietro
Per fare politica servono tre cose: denaro, furbizia e cultura. Ed essere un uomo, naturalmente.
Le protagoniste di Figlie di Eva, Elvira, Vicky e Antonia (le cui iniziali, non a caso, compongono l’acronimo del nome Eva) arriveranno a questa conclusione dopo essere state legate a vario titolo allo stesso uomo, sostanzialmente un egoista e ingrato, un politico spregiudicato, corrotto e doppiogiochista, candidato premier alle elezioni. Elvira (Michela Andreozzi) è la sua assistente perfetta, Vicky (Maria Grazia Cucinotta) la moglie e Antonia (Vittoria Belvedere) la ricercatrice universitaria che sta aiutando il figlio del politico a laurearsi.
L’uomo, dopo averle usate per raggiungere i suoi obiettivi, le scarica senza mezzi termini. Le tre protagoniste, dopo un tentativo di vendetta personale che nessuna di loro riesce a realizzare, pur inizialmente detestandosi, si uniscono per vendicarsi. Ingaggiano un giovane e sprovveduto attore squattrinato, Luca, e usano tutti i loro trucchi per trasformarlo nell’antagonista perfetto: lo istruiscono, lo sistemano e lo preparano, fino a fare di lui un avversario così forte da riuscire a battere il cinico candidato sindaco proprio sul terreno in cui si sente più forte, la politica.
Figlie di Eva, visto al Teatro Moderno di Grosseto, è di fatto un vestito cucito su misura delle tre protagoniste, creato per valorizzarne gli aspetti migliori e per mascherarne qualche limite. Se da un lato, infatti, emergono fisicità, brillantezza, espressività, dall’altro le attrici mostrano qualche segno di disorientamento quando (in verità raramente) il ritmo rallenta e da televisivo diventa teatrale.
Lo spettacolo, comunque, è gradevolissimo nel suo incedere incessante e nella sua composizione, fatta sostanzialmente di tanti sketch più che da una vera e propria trama, andando a raccogliere i favori di un ampio pubblico, anche dei meno inclini alla performance teatrale. I personaggi, ben assortiti, pescano nell’ampio repertorio dei caratteristi, semplificando la fruizione senza cadere troppo nell’avanspettacolo, neanche quando le battute e le situazioni comiche si fanno facili. Si ride e si sorride molto spesso.
Luca è un candidato sindaco costruito e improvvisato, fusione dei personaggi del John Doe di Frank Capra e del Giuseppe Garibaldi di Benvenuto Presidente! con Claudio Bisio. Si potrebbe quasi definire un onesto populista. Talvolta sopra le righe per via dei ritmi forsennati, tuttavia, egli sa farsi apprezzare e amare dal pubblico. A tale proposito, un plauso particolare a Massimiliano Vado, che firma una regia di assoluto livello e, nella serata grossetana, sostituisce nel ruolo di Luca l’indisponibile “titolare” Marco Zingaro, mettendo al servizio di Figlie di Eva una prestazione del tutto convincente.
Sullo sfondo un messaggio di rivalsa per tutte quelle donne costrette a stare, loro malgrado, un passo indietro agli uomini: sarà proprio l’unione a fare la loro forza e la sorte non mancherà di sorridere loro oltre le più rosee aspettative.